sabato 13 luglio 2013

Fermare il massacro dei fringuelli

Dopo esser emerso come una delle parti più sconvolgenti del libro “Further Away” del grande scrittore americano Jonathan Franzen (tradotto l'anno scorso per Einaudi col titolo “Più lontano ancora”), il massacro dei fringuelli che si perpetrava ogni anno nella stagione delle migrazioni sul colle San Zeno, una delle tradizioni più barbare della nostra provincia, ora è entrato in un film prodotto dallo stesso Franzen e presentato con successo al Documentary Film Festival di Sheffield.
La pellicola si intitola “Emptying the Skies” ed è stata girata dal regista Douglas Kass in collaborazione con Andrea Rutigliano, Sergio Coen e Piero Liberati, tre volontari del comitato contro l'uccellagione Cabs, l’associazione nota nelle nostre valli come "i tedeschi" e oggetto in passato di ordinanze ad hoc da parte di sindaci nonché di interrogazioni parlamentari per allontanarli da quelle zone.
Birdwatcher di lungo corso, Franzen guida qui lo spettatore attraverso i rischi e le emozioni dell'impegno anticaccia, argomentando l'importanza di porre fine a questa strage. La troupe di Kass ha seguito le azioni del Cabs a Cipro, in Francia e nel Bresciano, con il sequestro e la distruzione di migliaia di trappole, reti, rami cosparsi di vischio per catturare a tradimento gli uccelli, gli scontri con i bracconieri, le denunce e il coordinamento con le autorità giudiziarie.
“Lo scrittore ci contattò nel 2010 – racconta il portavoce del Cabs Andrea Rutigliano – per un suo articolo sul bracconaggio. Ci vedemmo poi a Cipro per due giorni, durante i quali fummo gravemente aggrediti dagli uccellatori, fatto poi narrato dallo scrittore. Pubblicato il racconto, Franzen mi scrisse che Roger Kass, produttore del celebre 'A History of Violence', aveva letto l'articolo e voleva trasporlo sugli schermi. Gli dissi che era un'idea che avevo in testa da tempo - una missione difficile, uccelli splendidi, panorami mozzafiato, suspence e dedizione - ma irrealizzabile senza finanziamenti. Roger mi chiamò e ci incontrammo in Francia. Dopo aver subito con noi alcune aggressioni oltralpe e a Cipro, nell'autunno 2011 la troupe venne nel Bresciano, dove le mostrammo gli archetti, le trappole e le reti piazzate intorno ai capanni dei cacciatori. Videro e registrarono l'illegalità totale che verteva intorno al mercato dei richiami vivi. Filmò le missioni del Nucleo Operativo Anticaccia, durante la tanto vituperata quanto efficace Operazione Pettirosso. Spiegai a Kass il quadro legale della Direttiva Uccelli e come la Regione Lombardia per 20 anni avesse scientemente piegato la giustizia autorizzando l'abbattimento sistematico di milioni di uccelli protetti (fringuelli, peppole, pispole, frosoni)”.
  “L'anno prima – informa - mi ero recato a cercare archetti sul colle San Zeno e insieme a una volontaria inglese avevo rivisto per l'ennesima volta una scena allucinante. A poche decine di metri dal rifugio del Passabocche tre cacciatori sparavano in fila agli stormi di fringuelli che passavano a 5 metri sulle loro teste attraversando il valico. Si vedevano i piccoli uccelli cadere a decine sul prato, raccolti dalle solerti mogli dei cacciatori, alcuni saltellare via feriti nel bosco e perdersi fra le foglie, ignorati dai cacciatori che continuavano incessantemente a sparare sui gruppetti che migravano. Era una violenza disgustosa, lo dicevano anche gli escursionisti che assistevano allo spettacolo”.
  “La settimana seguente – prosegue - mi reco da solo sul Passabocche. C'è nebbiolina bassa e un passo straordinario, come ogni anno a metá ottobre: passano fringuelli incessantemente, in piccoli gruppi, richiamandosi di continuo. Alle 7 non c'é nessuno stranamente, ma si sentono spari ogni secondo poco lontano. Cosí mi incammino in direzione di San Zeno, al passo Gale, quel lembo di colle che la Provincia ha tenuto aperto alla caccia. E' una raffica di colpi continui. Appena alle spalle del colle a terra vedo subito una pispola ferita, nessuno la reclama. Ha un'ala rotta dai pallini e saltella via terrorizzata. Io supero il dosso e mi trovo nel mezzo della scena del crimine: intorno a me ci sono una trentina di tiroavolisti che sparano in continuazione. Mi piazzo nel mezzo fingendomi un escursionista suicida e riprendo tutto, soprattutto il numero di spari al secondo. Due volte vengo colpito anche io, ma i cacciatori neanche mi dicono di spostarmi, talmente sono presi dalla foga di ammazzare tutti i fringuelli che passano sopra le loro teste. Riprendo scene comiche se non ci fosse da piangere: un cacciatore che per uccidere uno stormo si inarca fino a cadere all'indietro, i cani che corrono su e giú per star dietro alle decine di fringuelli che saltellano feriti dappertutto. Alla faccia dei controlli, della caccia in deroga in condizioni rigide e con piccoli numeri. È una carneficina che il video solo in parte riesce a rendere”.
  Il fine settimana dopo Andrea torna con i volontari della Lega Abolizione Caccia, per rallentare il massacro e riprendere ancora. “Riusciamo nel secondo obiettivo, non nel primo” afferma. “I migratori devono passare per quel colle perché cosí gli insegnano milioni di anni di storia, e i cacciatori tirano su tutto, fringuelli, pispole, allodole, lucherini. Poi si accendono i richiami elettromagnetici nelle tasche per far tornare indietro quelli che si erano salvati al primo passo”.
  Dopo aver ricevuto il film, il Commissario Ue all'Ambiente Janez Potočnik scrisse all'allora ministro Corrado Clini chiedendo la fine degli abusi sulle deroghe, “tant'è - osserva Andrea - che nel 2012 non c'é stato nessun "caso San Zeno" e i cacciatori si sono ritirati in buon ordine da quella zona. Come ha detto uno di loro, 'questo video ha fatto piú male alla caccia di tanti anni di battaglie degli animalisti'. Quello che succedeva sul colle San Zeno accade ancora ogni giorno a Malta, in Francia, in Spagna, a Cipro. Fra i 200 e i 300 milioni di uccelli vengono uccisi dalla caccia intorno al Mediterraneo ogni anno; viene anche da chiedersi se la caccia non sia la prima causa di scomparsa degli uccelli in Europa”.
  Ma nella provincia di Brescia questa pratica non è scomparsa: “Scene analoghe - assicura - le abbiamo riviste sulle alture di Lumezzane, in aree off limit visto che le chiavi della strada di accesso le hanno solo i cacciatori, o sul passo del Lavidino".
Flavio Marcolini

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