Dopo
esser emerso come una delle parti più sconvolgenti del libro
“Further Away” del grande scrittore americano Jonathan Franzen
(tradotto l'anno scorso per Einaudi col titolo “Più lontano
ancora”), il massacro dei fringuelli che si perpetrava ogni anno
nella stagione delle migrazioni sul colle San Zeno, una delle
tradizioni più barbare della nostra provincia, ora è entrato in un
film prodotto dallo stesso Franzen e presentato con successo al
Documentary Film Festival di Sheffield.
La pellicola si intitola “Emptying
the Skies” ed è stata girata dal regista Douglas Kass in
collaborazione con Andrea Rutigliano, Sergio Coen e Piero Liberati,
tre volontari del comitato contro l'uccellagione Cabs,
l’associazione nota nelle nostre valli come "i tedeschi"
e oggetto in passato di ordinanze ad hoc da parte di sindaci nonché
di interrogazioni parlamentari per allontanarli da quelle zone.
Birdwatcher
di lungo corso, Franzen guida qui lo spettatore attraverso i rischi e
le emozioni dell'impegno anticaccia, argomentando l'importanza di
porre fine a questa strage. La troupe di Kass ha seguito le azioni
del Cabs a Cipro, in Francia e nel Bresciano, con il sequestro e la
distruzione di migliaia di trappole, reti, rami cosparsi di vischio
per catturare a tradimento gli uccelli, gli scontri con i
bracconieri, le denunce e il coordinamento con le autorità
giudiziarie.
“Lo
scrittore ci contattò nel 2010 – racconta il portavoce del Cabs
Andrea Rutigliano – per un suo articolo sul bracconaggio. Ci
vedemmo poi a Cipro per due giorni, durante i quali fummo gravemente
aggrediti dagli uccellatori, fatto poi narrato dallo scrittore.
Pubblicato il racconto, Franzen mi scrisse che Roger Kass, produttore
del celebre 'A History of Violence', aveva letto l'articolo e voleva
trasporlo sugli schermi. Gli dissi che era un'idea che avevo in testa
da tempo - una missione difficile, uccelli splendidi, panorami
mozzafiato, suspence e dedizione - ma irrealizzabile senza
finanziamenti. Roger mi chiamò e ci incontrammo in Francia. Dopo
aver subito con noi alcune aggressioni oltralpe e a Cipro,
nell'autunno 2011 la troupe venne nel Bresciano, dove le mostrammo
gli archetti, le trappole e le reti piazzate intorno ai capanni dei
cacciatori. Videro e registrarono l'illegalità totale che verteva
intorno al mercato dei richiami vivi. Filmò le missioni del Nucleo
Operativo Anticaccia, durante la tanto vituperata quanto efficace
Operazione Pettirosso. Spiegai a Kass il quadro legale della
Direttiva Uccelli e come la Regione Lombardia per 20 anni avesse
scientemente piegato la giustizia autorizzando l'abbattimento
sistematico di milioni di uccelli protetti (fringuelli, peppole,
pispole, frosoni)”.
“L'anno
prima – informa - mi ero recato a cercare archetti sul colle San
Zeno e insieme a una volontaria inglese avevo rivisto per l'ennesima
volta una scena allucinante. A poche decine di metri dal rifugio del
Passabocche tre cacciatori sparavano in fila agli stormi di
fringuelli che passavano a 5 metri sulle loro teste attraversando il
valico. Si vedevano i piccoli uccelli cadere a decine sul prato,
raccolti dalle solerti mogli dei cacciatori, alcuni saltellare via
feriti nel bosco e perdersi fra le foglie, ignorati dai cacciatori
che continuavano incessantemente a sparare sui gruppetti che
migravano. Era una violenza disgustosa, lo dicevano anche gli
escursionisti che assistevano allo spettacolo”.
“La
settimana seguente – prosegue - mi reco da solo sul Passabocche.
C'è nebbiolina bassa e un passo straordinario, come ogni anno a metá
ottobre: passano fringuelli incessantemente, in piccoli gruppi,
richiamandosi di continuo. Alle 7 non c'é nessuno stranamente, ma si
sentono spari ogni secondo poco lontano. Cosí mi incammino in
direzione di San Zeno, al passo Gale, quel lembo di colle che la
Provincia ha tenuto aperto alla caccia. E' una raffica di colpi
continui. Appena alle spalle del colle a terra vedo subito una
pispola ferita, nessuno la reclama. Ha un'ala rotta dai pallini e
saltella via terrorizzata. Io supero il dosso e mi trovo nel mezzo
della scena del crimine: intorno a me ci sono una trentina di
tiroavolisti che sparano in continuazione. Mi piazzo nel mezzo
fingendomi un escursionista suicida e riprendo tutto, soprattutto il
numero di spari al secondo. Due volte vengo colpito anche io, ma i
cacciatori neanche mi dicono di spostarmi, talmente sono presi dalla
foga di ammazzare tutti i fringuelli che passano sopra le loro teste.
Riprendo scene comiche se non ci fosse da piangere: un cacciatore che
per uccidere uno stormo si inarca fino a cadere all'indietro, i cani
che corrono su e giú per star dietro alle decine di fringuelli che
saltellano feriti dappertutto. Alla faccia dei controlli, della
caccia in deroga in condizioni rigide e con piccoli numeri. È una
carneficina che il video solo in parte riesce a rendere”.
Il
fine settimana dopo Andrea torna con i volontari della Lega
Abolizione Caccia, per rallentare il massacro e riprendere ancora.
“Riusciamo nel secondo obiettivo, non nel primo” afferma. “I
migratori devono passare per quel colle perché cosí gli insegnano
milioni di anni di storia, e i cacciatori tirano su tutto,
fringuelli, pispole, allodole, lucherini. Poi si accendono i richiami
elettromagnetici nelle tasche per far tornare indietro quelli che si
erano salvati al primo passo”.
Dopo
aver ricevuto il film, il Commissario Ue all'Ambiente
Janez Potočnik
scrisse all'allora ministro Corrado Clini chiedendo la fine degli
abusi sulle deroghe, “tant'è - osserva Andrea - che nel 2012 non
c'é stato nessun "caso San Zeno" e i cacciatori si sono
ritirati in buon ordine da quella zona. Come ha detto uno di loro,
'questo video ha fatto piú male alla caccia di tanti anni di
battaglie degli animalisti'. Quello che succedeva sul colle San Zeno
accade ancora ogni giorno a Malta, in Francia, in Spagna, a Cipro.
Fra i 200 e i 300 milioni di uccelli vengono uccisi dalla caccia
intorno al Mediterraneo ogni anno; viene anche da chiedersi se la
caccia non sia la prima causa di scomparsa degli uccelli in Europa”.
Ma
nella provincia di Brescia questa pratica non è scomparsa: “Scene
analoghe - assicura - le abbiamo riviste sulle alture di Lumezzane,
in aree off limit visto che le chiavi della strada di accesso le
hanno solo i cacciatori, o sul passo del Lavidino".
Flavio
Marcolini
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