Mi dispiace di dover ancora una volta respingere inesatte
interpretazioni del pensiero nostro nei rapporti che passano fra Patria e
partito. Sulla spinosa questione ho parlato in decine di comizi e
soprattutto ho scritto in parecchi giornali, e recentemente sulla
«Critica Sociale» chiarendo tutte le mie idee in proposito. Una cosa
soltanto è da deplorare per parte nostra: che il proletariato e il
Partito socialista italiano non sappiano in questo momento affermare la
propria risoluzione di insorgere contro ogni guerra; perché così
soltanto si preparerebbe la risurrezione dell'Internazionale, nella
quale è la vera, l'unica libertà, del proletariato di tutte le patrie.
Nessuno
mi può rimproverare mascheramento o incoerenza di pensiero. Per noi
patria ha esclusivamente significato se equivalga a libertà, ad
autonomia di un popolo che vuole dettarsi proprie leggi. Per ciò ci è
indifferente se vuol dire semplicemente sostituire un padrone a un altro
eguale per la classe lavoratrice; ci interessa e possiamo combattere
soltanto se ci si annuncia una servitù maggiore quando il padrone porti
anche la dominazione di una razza su di un'altra. (...) Perciò quindi
anche non esiste per noi una sola patria come sembra a voi, ma noi siamo
per la libertà di tutte le patrie, a cominciare da quelle che noi
abbiamo violate: la Tripolitania e la Cirenaica. Sopra tutto poi in
questo momento non vogliamo fare il vostro giuoco; Voi ci invitate alla
difesa della patria, mentre si tratta soltanto di vedere se si deve fare
la guerra all'Austria creando nuovi irredentismi.
(Giacomo Matteotti, in Atti del Consiglio provinciale di Rovigo. Sessione straordinaria, tornata del 19 marzo 1915, Rovigo, 1916, p. 10).
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