mercoledì 27 gennaio 2021

Per evitare nuovi e più orribili massacri

Per chi cerca di rispondere a una sua retta coscienza è sempre più difficile parlare nel Giorno della Memoria evitando di cadere in vuoti ritualismi, stolide enfatizzazioni o sterili banalizzazioni.
Tanto più da quando - statistiche alla mano - sappiamo che, proprio nei paesi in cui la Shoah è commemorata con musei, memoriali, libri, film e leggi, l'antisemitismo, il fascismo, la xenofobia e il razzismo crescono più che in altri.
Evidentemente c'è qualcosa che non va. Si sacralizza pubblicamente l’Olocausto, ma senza fare alcun collegamento con gli altri genocidi perpetrati in diverse aree del pianeta nell'ultimo quarto di secolo, fenomeni di cui i custodi ufficiali della memoria della Shoah sembrano quasi non accorgersi.
Eppure farne memoria dovrebbe essere per tutti i cittadini un dovere. Efferati crimini di massa contro l’umanità sono stati commessi durante le guerre colonialiste in Algeria e in Vietnam, nei paesi latinoamericani martoriati dalla repressione delle dittature militari, nel Ruanda del nazionalismo hutu (diventato una sorta di nazismo tropicale), nella Spagna stritolata dalla repressione franchista, e il tragico elenco potrebbe continuare.
Ma, guardando in tempi e spazi a noi più vicini, quella stessa Unione Europea che ha istituito il Giorno della Memoria (giunta quest'anno alla 21esima edizione), spesso spettacolarizzandone sensi e significati, è poi ogni giorno in prima fila nelle politiche di riarmo, foraggia con micidiali strumenti bellici i conflitti che insanguinano i Paesi in via di sviluppo, si mostra divisa al suo interno dai contrapposti tornaconti di Stato che presiedono alle “politiche di accoglienza dei profughi” (farebbero meglio a chiamarle “politiche di respingimento”, visto che per lo più sono volte a impedire l’esodo di chi fugge guerre e violenza), è inflessibilmente severa nell'avvilente impoverimento dei suoi membri più poveri (emblematico è il caso della Grecia), privatizza servizi fondamentali come la sanità (con tutte le tragiche conseguenze che ogni giorno tocchiamo con mano da quando è scoppiata la pandemia da Covid-19).
Parliamoci chiaro: mentre si commemorano le vittime dei campi di concentramenti nazisti, dopo aver chiuso a fine secolo un occhio sui campi di concentramento nei Balcani, ora addirittura si finanziano i campi di concentramento libici.
Ingessata come culto del ricordo fine a sé stesso e impermeabile a quanto avviene nel mondo, la liturgia della Shoah non ha alcuna efficacia nella lotta contro un razzismo dilagante che è da tempo diventato senso comune.
Questa moda di praticare la memoria è conformista, non dà fastidio a nessuno, non denuncia le esclusioni del presente, come quella operata ai danni dei giovani che chiamiamo stranieri anche se sono nati e hanno studiato in Italia: non viene loro riconosciuto il diritto di cittadinanza, ma sono chiamati a partecipare al Giorno della Memoria che stigmatizza l'infausto periodo in cui qui da noi, dopo le leggi razziste del 1938, erano negati i diritti di cittadinanza agli ebrei.
Abbiamo dimenticato come si fa a commemorare quei milioni di vittime del nazifascismo senza retorica: la memoria dimostra la sua utilità solo se serve a illuminare i tanti drammi del presente, a prevenire nuovi e più orribili massacri, altrimenti si riduce un mero esercizio di stile, una passerella buona per riempire palinsesti televisivi, orari scolastici, auditorium reali o virtuali.
Flavio Marcolini

Nessun commento:

Posta un commento