lunedì 13 luglio 2020

Bombe e pandemie

MENO ARSENALI, PIÙ OSPEDALI!

Il 16 luglio di 75 anni fa nel deserto del Nuovo Messico negli Stati  Uniti fu esplosa la prima bomba atomica: : il “Trinity test”, come anticipazione e prova  delle bombe che sarebbero state sganciate tre settimane dopo, il 6 e il 9 agosto 1945, su Hiroshima e Nagasaki. Le vittime furono nell’immediato centinaia di migliaia e, in seguito, per i postumi altre decine di migliaia.
Da allora la corsa omicida alla costruzione di nuovi e più terribili ordigni nucleari non si è mai fermata, fino ad arrivare  a metà degli anni ‘80 a 70.000 testate. Nonostante da più 30 anni sia venuto meno l’alibi della guerra fredda, si continuano a spendere centinaia di miliardi di dollari per progettare, costruire e disseminare bombe sempre più potenti, sofisticate  e “intelligenti”, il tutto per il  mantenimento del dominio delle élite sul resto dell’umanità.
 Lo stato italiano non è estraneo a questa follia e si comporta sia come servo in casa propria sia come padrone all’estero. In Italia, infatti, rinuncia alla propria sovranità concedendo più di 100 basi militari a potenze straniere, Stati Uniti e NATO, nelle quali sono immagazzinate pronte all’uso, Ghedi e ad Aviano,  almeno 70 bombe atomiche, nonostante l’Italia abbia sottoscritto il trattato di non proliferazione delle armi nucleari. All’estero lo stato italiano è presente con più di 30 basi proprie disseminate in ogni parte del mondo ovunque siano in gioco, secondo i nostri governanti , gli interessi nazionali.

Oltre al fatto morale di armare un esercito predisposto per uccidere migliaia di persone, cosa che è già avvenuta e continua ad avvenire (Afghanistan, Iraq, Libia per citare solo alcuni casi), e al fatto che si espone il nostro territorio a sanguinose ritorsioni, è necessario ricordare i costi della politica degli armamenti dello stato italiano: secondo gli ultimi dati ufficiali nel 2019 la spesa militare è stata di quasi 27 miliardi di euro e per il 2020 la previsione è di un aumento di un ulteriore miliardo e mezzo. A tutto questo va aggiunto che vi sono forti pressioni da parte degli USA affinché  l’impegno italiano passi dall'1,4% (vale  a dire 70 milioni al giorno) al 2% del PIL.

Come si finanzia il continuo aumento della spesa militare? Riducendo le spese dello stato sociale a partire dalle spese sanitarie: tutti I rapporti sulla spesa pubblica per la salute sottolineano la progressiva riduzione delle spese sanitarie, basti pensare che l'Italia destina alla salute un secco -38% di spesa pubblica rispetto ai principali paesi europei. Negli ultimi dieci anni sono stati tagliati 37 miliardi alla sanità pubblica con la perdita di 70mila posti letto e la chiusura di 359 reparti in vari ospedali, tra cui il Forlanini. Secondo il WHO nel 1980 avevamo 922 posti letto per 100mila abitantinel 2013 solo 275.
 E qui si spiega lo stretto legame fra morti per Covid e spese militari:
quanti dei 35.000 decessi ufficiali a causa della pandemia avrebbero potuto essere evitati in assenza della politica di armamenti e di  aggressioni esercitata dallo stato italiano?

È ora di dire basta: basta armi e più salute pubblica! 
É ora di ribellarsi perché ribellarsi è giusto!
Coordinamento Bresciano contro la Guerra
 Giovedi 16 luglio alle ore 18 manifestazione all'ingresso  degli Spedali Civili di Brescia: ingresso nord Satellite via Valsabbina 1


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