domenica 2 giugno 2019

Viva la Repubblica di vita!

Quella di oggi è una festa civile, La Repubblica è figlia della resistenza antifascista e di un referendum popolare. Non si capisce perché il suo compleanno venga festeggiato con una parata militare, con il volo delle frecce tricolori, con sfoggio di divise e armi: è un controsenso, un falso storico, in contrapposizione ai fondamenti costituzionali, tra cui il ripudio della guerra e la difesa della patria affidata, appunto, "al cittadino" (e non all’esercito). 
Come ricordava molti anni fa un nostro Premio Nobel, il 2 giugno sarebbe giusto e bello far sfilare, al posto dei soldati in alta uniforme o tuta mimetica, i lavoratori, gli educatori, i giovani disoccupati, i pensionati, le vedove e gli orfani per le morti bianche, come rappresentanti del popolo italiano in sofferenza, e vedere i rappresentanti delle istituzioni mettersi sull’attenti davanti a loro. E la corona d’alloro andrebbe deposta davanti alle tombe dei morti per costruire ogni giorno, questa Repubblica.
Il primo articolo della Costituzione indica come la nostra Repubblica sia fondata sulla forza del lavoro. Gli articoli successivi, dal 2 al 10, i principi fondamentali, contengono il richiamo ai diritti inviolabili dell’uomo, l’uguaglianza e la pari dignità sociale di tutti, il diritto al lavoro, le autonomie locali ed il decentramento amministrativo, la tutela delle minoranze linguistiche, l’indipendenza dello Stato e della Chiesa, la libertà per le confessioni religiose, lo sviluppo della cultura, la ricerca scientifica, la tutela del paesaggio, del patrimonio artistico e monumentale, il riconoscimento del diritto internazionale e il diritto d’asilo per lo straniero; infine vi è l’articolo 11, il ripudio della guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.
Tutto questo significa che i cittadini e i lavoratori devono costruire le condizioni economiche e sociali per la dignità della vita di tutti coloro che vivono nel nostro paese, e che la guerra è l’unico vero disvalore da espellere per sempre dal contesto civile.
Per questo riteniamo che i 25 miliardi di euro che saranno impiegati anche quest’anno per le spese militari vadano contro la Costituzione e sperperino denaro sottratto alle tante necessità attuali (lavoro, sanità, istruzione, cultura, ricerca, protezione civile, pensioni ecc.).
Noi festeggiamo quindi il 2 giugno con lo spirito civile di una festa di popolo, insieme alla forze vive della Repubblica: i lavoratori, le categorie delle arti e dei mestieri, le casalinghe, gli studenti, gli educatori, gli immigrati, i bambini, i giovani del servizio civile, tutti coloro, cioè, che in diversi modi attuano i primi 12 articoli della Costituzione.

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