mercoledì 19 dicembre 2018

La sicurezza sì, ma quella vera...

“Partire la mattina per andare al lavoro e non tornare più a casa”: questo succede sempre più spesso nella nostra provincia. Ieri a Ospitaletto è morto un operaio di 52 anni. Sul web in diversi hanno scritto di questo incidente descrivendolo come “fatale”. La fatalità ha come sinonimi l’inevitabilità, l’ineluttabilità, l’avversità, la sfortuna, la disgrazia… tutte parole che non ce la raccontano giusta!
La verità deve essere nascosta perché, nonostante le grandi trasformazioni del mondo del lavoro e le innovazioni tecnologiche, lo sfruttamento dei lavoratori è sempre più grande.

Il dio della competitività che spreme profitto dalla classe lavoratrice porta con sé povertà, disuguaglianze sempre più vistose e precarietà di vita. Potremmo tutti lavorare di meno, lavorare più sicuri e vivere in condizioni migliori, ma la legge del capitalismo distrugge la salute psicofisica degli operai e rapina distruggendo i beni comuni (la terra, l’acqua, l’aria).

I morti sul lavoro in Italia sono circa 1300 nel 2018, circa il 10% in più dell'anno scorso, ma la sicurezza sul lavoro non è un’urgenza per questo governo delle urgenze; meglio ignorare questa vera guerra contro i lavoratori. Piuttosto con la “legge sulla sicurezza” Salvini colpisce con il carcere chi lotta per i propri diritti. Dunque il profitto è sacro, e tutta la nostra società si inchina alle esigenze dei padroni. 
Quando ti dicono che il problema in Italia sono gli immigrati, ricordati che non sarà per colpa loro se ti ritroverai malato di fabbrica, se un tuo compagno perderà una mano sotto la pressa, se un incidente sul lavoro lascerà qualcuno che conosci sulla sedia a rotella o dentro una bara! Ricordati che "el padrù l'è come 'l cà: se 'l pia mia encö, el pia dumà”!

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