lunedì 10 dicembre 2018

Il panico

Cosa scatena il panico? E' il caso di chiederselo. Lo spunto è sempre occasionale (un gesto poco responsabile, un equivoco, una rissa) e non è questo il problema. Le condizioni sono un problema e la condizione base è il sovraffollamento: è da pazzi vendere millecinquecento o, dicono altri, tremila biglietti, per un ambiente che può accogliere 850 persone. Ma non è nemmeno molto sano che tremila persone vogliano entrare lo stesso quando è visibile a tutti che non ci si sta. Si potrebbe, per non perdersi lo spettacolo, chiedere di piazzare schermi all'esterno, perché invece ci si stipa fino all'inverosimile? Questa è una domanda cui è più difficile rispondere. Certo è che quando si entra a tutti i costi, la sensazione di pericolo aumenta, e basta poco per causare un'ondata di panico. Altra domanda: come mai il panico è così incontrollabile? In altri tempi (i grandi raduni non sono una roba nuova) si era più abituati a circoscrivere il panico, facendo cordoni, per esempio. Non capitava che in una manifestazione, di fronte a un focolaio di guerriglia, partisse uno stampede dei manifestanti che in fuga travolgono gli altri e li calpestano. Al Parco Lambro del 1976, di incidenti ne sono capitati molti. Se a ogni incidente le più di centomila persone presenti si fossero date a una fuga dissennata, il concerto si sarebbe concluso con un bilancio da strage. Invece non è avvenuto, non solo per la presenza di un servizio d'ordine (anzi in almeno un caso è stato proprio il servizio d'ordine a causare l'incidente, vedi l'assalto al camion dei polli surgelati) , ma per una reazione spontanea anti-panico dei partecipanti, che erano consapevoli di come ci si comporta in questi casi. Lo stampede capita quando la "salvezza" viene vissuta come fatto "individuale" cioè quando si è perso il senso dell'insieme e del collettivo, quando si vive senza abitudine alle regole e alle misure da prendere quando si sta INSIEME. Non è un caso se in molte scuole si fanno esercitazioni di sgombero in caso di emergenza, e se anche su grandi collettività urbane si insegnano e si applicano direttive per uno sgombero ordinato. Questi insegnamenti , molto pratici, andrebbero sviluppati e diffusi. Ci accalchiamo ma non sappiamo come ci si comporta quando si è insieme di fronte a un'emergenza, vera o presunta. Ciascuno pensa solo a se stesso. E' increscioso davvero che si usi (purtroppo propriamente) l'espressione STAMPEDE, perché riguarda i BOVINI. Ci siamo ridotti a mandrie di buoi? Questo dovremmo chiederci. 
Gianfranco Manfredi

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