Donna, il 1916
ti vide, ciarliero,
rinchiusa in un carcere
perché rivoltavi
il bello ed il brutto
delle menti tedesche.
Contro la guerra urlavi
il tuo desiderio di pace.
Contro i signori gridavi
il tuo amore per i poveri.
Allarme nei salotti
della borghesia teutonica:
il partito dei lavoratori
cresce sempre più!
Invecchiavi mestamente
chiusa in una piccola cella
conservando il magico equilibrio
di quando fanciulla vagavi
con le amiche nei prati.
Appena uscita,
fierezza e determinazione
furon le tue compagne.
Non più apatici secondini
ad ascoltare i tuoi piani,
non più clandestini volantini
svolazzanti dalle sbarre.
Sembrava l’ora buona.
Ma non c’era ancora posto
per i sogni di Spartaco
in questa terra desolata.
La rivolta, scoppiata a mezz’aria,
fu vinta.
Tempi duri, e grigi,
per i poveri in Germania.
Tu, anima,
Rosa rossa,
infiammatrice di pensieri
ed azioni rivoluzionarie,
fosti subito catturata
con l’amico Karl,
gentiluomo comunista,
dai guardiani del terrore.
Entravate ed uscivate
dai comandi di polizia
di tutta quanta Berlino.
Su di una gradinata
dopo l’ultima tortura
un calcio di fucile
calato con stupida violenza
sulla tua nuca velata
ti spezzò in testa gli ultimi pensieri.
Poi la corsa, su di una carrozza.
Velocemente sale un sordido ufficiale,
la sua pistola ti è già alla tempia.
“Vi prego, non sparate”
sussurrasti riversa.
Piombo sordo
colorò di rosso
la tua morbida guancia.
Si fermò la carrozza
sopra l’ultimo ponte.
Soldati,
soltanto soldati
ti presero il corpo.
Lo accolsero inquiete
le acque dello Sprea.
Ritorni il tuo spirito
a rincorrere ancora
con tutti gli oppressi
benedetti dalla terra pace e libertà,
pace e libertà diverse.
flavio marcolini, 1991
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