E’ finito malissimo il rapimento a Gaza di Vittorio Arrigoni. L’attivista dell’International solidarity movement, che per il manifesto ha raccontato dal vivo gli orrori dell’operazione Piombo Fuso e la situazione drammatica dei palestinesi della Striscia, sarebbe rimasto ucciso nel blitz che intendeva liberarlo nella notte. Il suo corpo, fanno sapere fonti ufficiali palestinesi, è stato ritrovato senza vita in un appartamento del quartiere Qarame, a Gaza City.In serata Hamas aveva annunciato “un’operazione di pulizia” negli ambienti islamisti vicini alla cellula salafita che aveva rapito Arrigoni al mattino. Poco dopo veniva individuato il covo in cui il cooperante italiano era tenuto prigioniero ed entrava in azione un commando delle Brigate Ezzedin al-Qassam, il cosiddetto braccio armato di Hamas. Dai primi dettagli resi noti da Hamas, sembra che Vittorio sia stato “soffocato” da due dei suoi rapitori. Nell’operazione i due sarebbero poi stati feriti e arrestati. Voci non confermate parlano invece di un terzo rapitore ucciso.Qualche ora prima su youtube, era apparso un video postato da The Voice of Gaza, che ritraeva Vittorio con le mani legate e bendato, visibilmente ferito sul lato destro del volto. E’ la rivendicazione della Brigata Mohamed Bin Moslama, uno dei mille gruppi della galassia salafita filo al-Qaida, ostile ad Hamas e assai poco sensibile alla causa palestinese. Sulle immagini scorrono alcune scritte in arabo con la data di ieri. I rapitori chiedevano la liberazione dello sceicco Abu Al Waleed Al Maqdisi, arrestato circa un mese fa, e di altri prigionieri salafiti detenuti nelle carceri di Hamas. Si definisce l'Italia di Arrigoni "uno staterello crociato"e si fissa in 30 ore l'ultimatum per soddisfare le richieste, al termine del quale la minaccia è quella di uccidere l'ostaggio. Poi la situazione è precipitata e intorno all’1,30 si è capito che qualcosa era andato storto. Prima la notizia del corpo ritrovato senza vita nella Striscia, poi i primi dettagli. E purtroppo la conferma.Quattro anni fa da un altro gruppo locale simpatizzante di al-Qaida, l'Esercito dell'Islam, aveva rapito il giornalista britannico della Bbc Alan Johnston. Nel suo caso, al termine di lunghe e laboriose trattative, si arrivò alla liberazione dopo 114 giorni di prigionia.Dagli ultimi due anni e mezzo vissuti intensamente da Vittorio Arrigoni nella Striscia e dall’esperienza della Freedom Flotilla erano nati numerosi reportage scritti per il manifesto e il volume “Restiamo umani”, pubblicato nel 2009 da manifestolibri. Sul suo profilo facebook appare un suo post inviato alle 19.12 di mercoledì 13 aprile, che riportava la storia di quattro lavoratori palestinesi morti in uno dei tunnel scavati sotto il confine di Rafah, per aggirare l’assedio delle forze israeliane.Il suo blog è un punto di riferimento per chi vuole conoscere quanto avviene in Palestina: guerrillaradio.iobloggo.com
venerdì 15 aprile 2011
IL COMPAGNO VITTORIO ARRIGONI UCCISO A GAZA
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
C’è un momento nel quale vieni lasciato solo. Nel quale ti ritrovi isolato da un momento all’altro perché quelli che applaudivano, che ti dicevano bravo, quelli che erano d’accordo con te dalla prima all’ultima parola, quelli per i quali eri un punto di riferimento, sono semplicemente tornati alle loro vite.
RispondiEliminaC’è un momento nel quale mille parlano e sembra un coro e un altro nel quale solo tu ti scopri conseguenziale con quelle parole. C’è un momento nel quale quella tua voce non la sente più nessuno e tu resti lì col tuo coraggio, con la tua vita, con i tuoi ideali, come una fotografia già scolorita. C’è un momento nel quale quel tuo “restiamo umani” agli altri sembra solo uno slogan. E’ quello il momento nel quale paghi, paghi amaramente, paghi tutto.
Paghi il peccato di essere più avanti, paghi il peccato dell’incomprensione e della calunnia, paghi il peccato che gli altri, chiunque siano questi altri, non siano più in grado di capire che ci fai lì, perché sei ancora lì, perché ti ostini a testimoniare con la tua vita che quello che ieri importava a cento oggi sia una ragione di vita per te solo.
Paghi il dire e il fare. Paghi che tu sia scomodo a Sparta come a Troia, paghi che a qualcuno tu convenga più morto che vivo, paghi l’esposizione all’estremismo.
Vittorio come Enzo Baldoni nelle strade irachene, ma perché no, come Peppino Impastato, o perfino come Ernesto Guevara. Un passo più avanti, in basso e dal basso, con i palestinesi, con gli iracheni, per la pace, contro le mafie. C’è spesso un momento nel quale tutti spariscono. E allora per te diventa tutto buio.
Gennaro Carotenuto su http://www.gennarocarotenuto.it