L'altrieri abbiamo avuto l'onore dell'amicizia in facebook della poetessa Elisa Biagini. Ancora vivo nella memoria è l'incontro con lei al Galetér di Montichiari qualche anno fa, per la presentazione della sua ultima raccolta di versi, “Nel Bosco” (Einaudi), un libro che miscela la cura del corpo, l’amore per le fiabe dell’infanzia e il tributo alla figura di Paul Celan, sempre presente alla memoria dell’autrice.
Suddiviso in tre sezioni – “Cappuccio Rosso”, “La sorpresa nell’uovo” e “Gretel o del perdersi” – il volume fu dalla scrittrice letto, commentato e proposto nell’ultima sua parte attraverso un originale video girato nel verde del Mugello.
39 anni, elemento di punta della nuova lirica italiana, la Biagini dopo aver studiato e insegnato negli Stati Uniti, è tornata da tempo a Firenze dove insegna e scrive.
Questo è ciò che pensa della sua scrittura la poetessa, una donna delicata ma determinata, nutrita da una solida tradizione “al femminile” che va da Sylvia Plath ad Anne Sexton. Una donna che prosegue a colpi d’ascia il proprio implacabile lavoro di scarnificazione del verso, di riduzione estrema delle parole necessarie a raccontarsi e raccontare come andarsene a zonzo per il bosco (“un bosco soprattutto interiore: non dimentico di essere fiorentina, come l’Alighieri!”) sia anche e soprattutto espressione del desiderio di perdersi in esso, così come il lettore ama perdersi nei giri, nei volti e nelle immagini che incontra.
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