La forza di Wikileaks, modificando il rapporto tra cittadino e potere, sposta la frontiera dell'informazione rendendo ancora più evidente la sua sostanza politica. Che in Italia se ne discuta marginalmente, tra una compravendita e l'altra di parlamentari, racconta dove è sprofondata la politica. I grandi giornali, al contrario, riservano al ciclone Assange lo spazio che merita, e la questione interessa molto il manifesto. La vicenda di Wikileaks interroga il rapporto tra il flusso indistinto della rete e il ruolo di filtro interpretativo proprio dei giornali, che scelgono cosa pubblicare, a chi raccontare e con quale gerarchia delle notizie.
Il manifesto, forma giornalistica della politica, con le sue sedici pagine, ogni giorno deve selezionare, decidere su cosa scommettere. E deve farlo nella condizione di assoluta precarietà aziendale, come lettori e sostenitori sanno molto bene. Anche se negli ultimi mesi molte energie sono state assorbite dalla nostra crisi economica, stiamo cercando di approssimare un percorso politico-editoriale puntando su alcune questioni (Fiat-Fiom, beni comuni, neoambientalismo, università, mondo in guerra, deriva del berlusconismo), mettendo in campo firme e idee a sostegno di campagne giornalistiche, per fare del manifesto uno strumento utile, un punto di riferimento per movimenti e culture di una sinistra nuova. Convinti che la soggettività non si costruisce cercando di incollare i cocci di quel che c'era, ma rinnovando i contenuti di una discussione libera, indispensabile per interpretare, e non solo descrivere, quel che la crisi del secondo capitalismo produce e mette all'ordine del giorno dell'Italia e del mondo.
Come raccontiamo nella pagina dedicata alle iniziative che si stanno svolgendo in tutto il paese a nostro sostegno, il marchio-manifesto raccoglie l'adesione di singoli lettori e molte associazioni, gruppi nati un po' ovunque nel corso della mobilitazione per mantenerci in vita e in edicola. Con un positivo effetto-domino (soprattutto abbonamenti: contiamo su un buon uso delle tredicesime) che ci fa sperare, se non di poterci affrancare dai contributi per l'editoria, sicuramente di poter costruire fondamenta meno fragili della nostra impresa.
Sentiamo l'impegno di corrispondere all'attenzione dei lettori, migliorando la qualità dell'offerta quotidiana (anche valorizzando la potenzialità del sito: in Italia siamo stati i primi a farne uno, poi lo abbiamo curato sempre meno), come viene chiesto nelle assemblee. Fate più inchieste, preoccupatevi meno dell'agenda generalista, scrivete articoli che si possano leggere sull'autobus, date visibilità alle pratiche locali (il paese reale). Seguono esempi, nomi, preferenze e idiosincrasie in un clima affettuoso e vivace. Un piccolo tesoro, anzi un grande capitale da investire. Per uscire rinnovati e fortificati dalla crisi (economica, della sinistra, della carta stampata). Dal tunnel non siamo ancora fuori (non abbiamo il diritto soggettivo e i finanziamenti per quest'anno impediscono solo la chiusura immediata), ma un così largo, diffuso e durevole (festeggiamo i quarant'anni) sostegno ci fa intravedere una luce.
(Norma Rangeri)
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