Pubblichiamo un’intervista a Aldo Busi a cura di Antonio Gnoli apparsa su la
Repubblica oggi, 12 gennaio 2010, alle pagine 58-59**Dopo circa due ore di conversazione, dentro un fiume di parole che scorrenella cucina di casa di Montichiari, un paese del bresciano, Aldo Busi si alzadal tavolo e si volge verso i fornelli. «Se le va, a questo punto, preparereiqualcosa da mangiare: salama con gli spinaci. Che dice?». Il tono della vocenon prevede dinieghi. E mentre traffica tra una pentola e l’altra, continua aparlare. Dice che sono quasi dieci anni che non va più in televisione e che nonrilascia interviste. Ha orrore della mediocrità e del conformismo. Il silenzionon lo ha arrugginito. Cavalca gli argomenti più diversi con la solita maestriaoratoria. È perentorio e poco incline al dubbio. Ma è anche il miglior talentonarrativo degli ultimi trent’anni. È chiaro che un’affermazione del genere Busila considererebbe un insulto. Ma è un fatto che romanzi come Seminario sullagioventù, Vendita galline Km 2, Vita standard di un venditore provvisorio dicollant, sono un pezzo importante di storia letteraria.Ora escono tre racconti molto belli – dal titolo sospiroso Aaa! (edito daBompiani, pagg. 160, euro 11) – scritti lui dice con tre sistemi nervosi e inuna sarabanda di stili. Quello conclusivo è una spiritosa lettera a Carla Bruninella quale si propone come il solo scrittore che possa adempiere a unmagistero per la first lady francese. Quello di mezzo è una sorta di elogio-riscatto della figura del march ettaro. Infine, il primo, il più sofferto incui si giustappongono vita e letteratura in un paese – l’Italia – torvo edeclinante. Busi si definisce “un cittadino terminale”.«Guardo il nostro paese con raccapriccio. Non ho più voglia di fare nienteper l’Italia. Ho scritto i miei romanzi bellissimi e a un certo punto hodeciso: mi sono tolto dalle balle. Via. Dai rumori, dal chiacchiericcio, dallepretese di far sognare una nazione che non sogna, non vive, non ha futuro. Misento molto inutile. E se le parlo, se ho deciso per un momento di rompere ilsilenzio, non lo faccio in quanto scrittore, ma solo perché continuo ad essereAldo Busi».C’è una differenza tra il Busi uomo e lo scrittore?«Nessuna, ma la metto in guardia verso quegli scrittori che pensano di averela chiave di volta per spiegare i mali del mondo, che ritengono di essere deisalvatori della patria. Poi li leggi e senti immediatamente che non c’è l’opera, non c’è il romanzo. Io ho un’opera. Cresciuta nel deserto, nel nullaitaliano. Ma c’è».Non tutti se ne sono accorti.«Non sono un populista. Quindi penso che il dovere dell’opera sia di restareferma dov’è. Sono gli altri che devono andarle incontro. Il romanzo che vaverso il pubblico non è più un’opera, al più è un’operetta. Tra l’altroavercene di operette. Neanche queste sono state prodotte negli ultimi vent’anni. Uno scenario desolante, dove spicca solo la rivoluzione di Internet».Non è poco, ha cambiato radicalmente il nostro modo di stare nella cultura.«Certo, ma non in meglio. La lingua è diventata solo comunicazione. È cadutoil senso estetico della lingua italiana e in generale della lingua usata comesistemazione delle idee. Con l’avvento di Internet la mia opera si ètrasformata in sale».Appartiene al passato.«La mia opera è talmente indietro che non è né di ieri né di oggi. È ildomani».Rischia l’incomunicabilità.«L’esperienza di un lettore non è comunicabile a un altro lettore. Il passaparola va bene per le operette. La mia identità di scrittore non ènegoziabile».Ma i romanzi bisogna pur venderli.«Non ho mai pensato di vivere di diritti di autore. Alla fine uno come me èdestinato a restare solo. Non ho una famiglia alle spalle che mi protegga. Nonappartengo ai clan, non sono iscritto ai partiti. Da sempre detesto la figuradell’intellettuale organico. Che cos’è: un suggeritore, un imbonitore, unservo? Sono disorganico a tutto».È il suo modo di salvarsi?«A un prezzo carissimo. Sono due settimane che non esco di casa, che nonincontro nessuno, non vado a cene mondane. Non entro nei ristoranti. Cosafaccio? Cucino cotechino e lenticchie e metto su pancia».Cosa la spinge a questa vita da recluso?«Fuori incontri gente che è convinta di avere la verità in tasca e pensa diilluminarti. Ma questo non è il paese dei Lumi. Non vedo alcuna speranza dimiglioramento. Per questo ho smesso di scrivere».Non le manca la scrittura?«Perché dovrebbe. Quello che avevo da dire l’ho detto. Vengo dalla scuolasevera del grande autodidatta. Non sono il semplice amateur. Lo scrittore è lacoscienza della nazione. Se non è tale non è niente. Ma qui c’è ancora unanazione?».Ce lo dica.«Non le rispondo, non sono un demagogo, non mi rivolgo alle folle. Laletteratura è un fatto elitario. In me non c’è la minima predisposizione almercimonio e alla prostituzione».Eppure nel secondo dei suoi racconti c’è un elogio quasi malinconico di ungiovane prostituto.«È un lavoro come un altro, del resto non c’è cosa che non sia mercificata.Se è mercificato il pensiero perché non dovrebbe esserlo un quarto di carne? Lacarne umana è la merce più a buon mercato che abbiamo. Non sono gli amantiprezzolati, le escort, i leccaculo che da noi mancano. E poi, gli uomini e ledonne sono talmente insicuri di sé che è chiaro che stanno solo cercando unpadrone. La mia lotta, quando incontro qualcuno, è restituirgli la stima in sestesso».E cosa si aspetta di ottenere?«Non lo so e non mi importa di saperlo. A volte mi rimproverano di investireenergie sulle persone sbagliate. Ma non ci sono persone giuste. Le personesbagliate sono le uniche su cui vale la pena di prodigarsi. Sono le soledavvero spossessate di sé».Eccheggia il retaggio cattolico.«Solo una persona profondamente anticlericale e aconfessionale può esserebuona come me. Io posso essere generoso con un nemico, un cattolicodifficilmente».È una forma di gratuità più che di generosità.«È vero perché la gratuità richiede una grandezza che il generoso non semprepossiede. E poi a me piace stupire».Cosa significa stupire?«Dare la sensazione che non stai agendo in base a un istinto di rapina.Stupire significa costringere qualcuno a ricredersi su di te, su di sé econseguentemente sul mondo».In passato lei stupiva giocando sui suoi gusti sessuali.«Cosa vuole che le dica: ho praticamente smesso di fare sesso. Sono unomosessuale ideologico. I maschi cominciano a farmi schifo. All’odore dipalestra, preferisco la castità».O le donne, visto l’elogio sperticato che ha fatto di Carla Bruni.«Un’eroina della nostra contemporaneità».Che cosa l’affascina di queste figure femminili: prima Liala, poi Zsa ZsaGabor e adesso la moglie di Sarkozy?«È un movimento ascensionale. Liala conquista le analfabete e comunqueinsegna loro a lavarsela. Zsa Zsa conquista gli uomini. Non fa film ma è la piùgrande attrice della vita. La Bruni conquista il potere vero. In lei vedo lacapacità ormai in estinzione di essere virile».Si spieghi.«La virilità è un progetto, la femminilità una condizione. Mettendo insiemequeste due cose Carla Bruni ha conquistato una nazione, i francesi sono pazzidi lei. Non ha compiuto un passo falso. Ha tutta la mia ammirazione».I detrattori insinuano che abbia fatto tutto per calcolo.«E allora, dov’è lo scandalo? I critici come al solito non hanno capito cheCarla Bruni ama tanto di più Sarkozy proprio in quanto non lo ama. Troppofacile amare qualcuno perché lo ami. Prova ad amare qualcuno senza amarlo. Èdurissima».E lei ha amato?«Ho cercato la merla bianca. Ma avevo già la mia opera e me stesso».Di se stesso, del suo corpo scrive: il mio è un corpo che non si vendica sudi me.«Nel senso che sono costantemente aggiornato su di me, anche quando muto,quando mi trasformo, quando mi travesto».Inclinazione camaleontica?«Travestirmi equivale a sentirmi come Gregorio Samsa che Kafka trasforma inscarafaggio: sono un personaggio che può vivere indifferentemente in un romanzoo nel mondo».Che cosa ha fatto in questi anni di silenzio?«Sono stato benissimo. Non ho fatto una bella mazza di niente. Non hoscritto, non sono andato in televisione, non ho avuto sfoghi sessuali. Incompenso ho cambiato tantissime stanze di albergo in Europa. Non c’è stata cosapiù bella che staccarsi da tutto e chiudere il rubinetto. Così se mi farannofuori non ci sarà nessuno che mi rimpiangerà».Rimpiangeremmo il suo talento indiscusso.«Mi hanno fatto il vuoto intono perché sono tra l’altro una persona troppospiritosa».Di sé lei ha scritto in uno dei racconti: sono un ex cameriere con ilcomplesso di superiorità.«È vero. Ho avuto la fortuna di non essere figlio di papà, di non studiarenelle scuole di Stato. Tutti quelli che erano handicap insormontabili li hotrasformati in grotte di Aladino piene di tesori. E poi, se uno non ha fatto ilcameriere e non ha visto la vita dal basso, o dal sotto di una tovaglia, nonpuò aspirare al trono».Lei ha anche detto: si può smettere di scrivere ma non si può smettere diessere scrittori.«Essere scrittore è per me possedere un terzo occhio. In questi anni divoluta inattività si è molto acuito».Chi è per lei uno scrittore?«Prenda me, come parlo, come mi muovo, come gestisco il mio corpo, prenda lemie opere e da lì capirà chi è scrittore e chi non lo è. Non è una cosa di cuiposso vantarmi, perché per il fatto di essere scrittore non me ne torna nientein tasca».Tutto accade perché deve accadere.«Eppure non mi spiego perché le ho rilasciato questa intervista. Ha maiscritto su di me negli ultimi anni?».No, dovevo?«Io nasco respinto. Mio padre non mi voleva, mia madre desiderava unafemmina. Io nasco e già avevo un completino rosa».Da neonato ha cominciato a scavare l’abisso tra lei e il mondo.«Preferisco essere respinto che essere accettato, parola davvero miserabile.Chi siete voi per tollerarmi? Dei lombrichi. Ammettetelo e io vi trasformerò indraghi volanti. Il segreto è tutto qui».
martedì 12 gennaio 2010
PERCHE' SONO INNAMORATO DI CARLA BRUNI
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