la nostra inchiesta sulla distruzione del patrimonio questo mese ci impone di ricordare la folle decisione di un anno fa di approvare il piano di recupero in variante che prevede la distruzione della zona tra il pozzo ed il costiolo. si tratta veramente di una decisione scellerata, se consideriamo che non esiste un'emergenza abitativa e che la cultura della conservazione e della memoria materiale e formale dovrebbe essere condivisa e diffusa.
Il 30 aprile scorso il consiglio comunale ha adottato (con il solo voto con-trario di Flavio Marcolini) il piano di recupero “Costiolo” in variante al PRG, in via Arnaldo e San Germano. Si tratta di una riperimetrazione che comprende Palazzo Bianchi e gli edifici attigui, con la modifica dei gradi di operatività sinora previsti. Verranno realizzati alcuni appartamenti all’interno del Palazzo, demoliti e ricostruiti gli edifici storici esistenti, realizzato un nuovo complesso. In totale saranno realizzati 37 nuovi appartamenti. Il piano si estende fino alle pendici del colle sul quale sorgeva il castello. Si tratta di una zona che era minuziosamente normata dal piano regolatore; ora la variante porterà alla formazione di un comparto di grandi dimensioni, precedentemente non individuato, con le finalità esplicite di poter interve-nire a piacere sugli edifici esistenti e ottenere una potenzialità volumetrica aggiuntiva che non sarebbe esistita se fossero state seguite le normali modalità operative del PRG. Demolire le costruzioni rurali , che compongono quella che è la forma del paese, denota una profonda mancanza di attenzione e di rispetto per la storia di Calcinato. La forma è portatrice dell’idea stessa della trasfor-mazione diacronica del suolo e del territorio, affidataci in eredità dai nostri antenati, che ci hanno impegnato a tramandarle, rispettosi, alle future ge-nerazioni , affinché, rispettose, possano reinterpretarle. Questo intervento si discosterà da questa sana tradizione di salvaguardia e valorizzazione. Come oltre trent’anni fa la demolizione della filanda (vero gioiello dell’archeologia industriale lombarda) fece posto ad una serie di condomini e parcheggi in centro, ancora una volta ci prepariamo a perdere per sempre, nella sua integrità, un’altra peculiarità di pregio per Calcinato.
un anno fa annunciavamo così mestamente l'avvio del processo che porterà alla distruzione di palazzo bianchi, unica emergenza architettonica di rilievo del primo novecento a calcinato. Il palazzo, caposaldo morfologico ed urbano del centro del paese, è destinato ad essere distrutto. Tutta la zona che la toponomastica ricorda con il nome di el pos verrà scardinata da un intervento che la distruggerà nel suo impianto e nei suoi caratteri fondativi ed insediativi. il muro del costiolo verrà abbattuto e ricostruito a pezzi ("per farlo sembrare vecchio" come ci ricordano gli esperti del comune), al posto del giardino interno, che conservava ancora le limonaie sperimentali dell'agronomo Francesco Bianchi, troveranno spazio aiuolette e parcheggini con panchinette. i vezzeggiattivi sono d'obbligo.
Il palazzo, versione ruralizzata delle residenze novecento cittadine domina con la sua articolazione prospettica ed il rigore architettonico che lo caratterizza tutto il centro del paese. Lo spazio aperto di pertinenza che lo caratterizzava era tipico delle residenze signorili e borghesi dei centri storici ed i muri che lo delimitavano contribuivano alla definizione di una forte urbanità dello spazio stradale.
La bassa densità delle aree di pertinenza inoltre facevano da contraltare dagli insediamenti intensivi della casa bianchi e delle abitazioni circostanti.
Il progetto prevede un intervento dal linguaggio scurrile, banale ed incolto. Tutti i trentasette appartamenti (che potrebero diventare molti di più) avranno come unico accesso la stradina esistente che da sulla salita di via san germano.
Non capiamo perchè non venga approvata la riconversione di un sito industriale inquinante e degradato a 200 metri di distanza, che in cambio offriva grande dotazione di opere e standard, e invece a spron battuto si sia proceduto per la distruzione della storia del paese. Il palazzo, residenza della famiglia Bianchi, simbolo del socialismo e della sinistra calcinatese, conteneva tra l'altro un'importantissima biblioteca che conservava numerosi testi e manoscritti di grande valore (storico) tra cui parte della corrispondenza di Labriola.
Allo stesso modo non capiamo perchè si sia provveduto a demolire i muri del parco rovadino (paersa ormai la connotazione di hortus conclusus con fonte quale era nella sua ideazione, a giardinetto di periferia, senza nessuna articolazione nè logica, ancor più dall'inserimento della pensilina) e si preveda di realizzare un altro giardinetto con muraglie finte.
Addio palazzo bianchi; caduto dell'ennesima incomprensibile variante al PRG.
Nessun commento:
Posta un commento