Non si arrende nessuno all'ineluttabilità del
passaggio della nuova linea ferroviaria ad alta velocità, nonostante
la recente firma del contratto per la realizzazione dell'opera.
I
comitati di tutti i comuni interessati alla tratta Brescia-Verona
sono convenuti mercoledì sera alla sala civica di via Zambelli a
Lonato - una scelta non casuale, visto che i primi cantieri
dovrebbero aprire a poco più di un chilometro da qui - per
rilanciare l'opposizione sui territori a questa nuova grande opera
pubblica giudicata da tutti "inutile, dannosa, costosa e
illegittima".
Erano
un centinaio, fra rappresentanti di enti, associazioni, aziende ma
anche semplici cittadini, determinati a lanciare per l'estate una
controffensiva che porti quanto meno ad una moratoria dell'iter
attuativo.
Mentre
ancora pende un ricorso dei gruppi ambientalisti che hanno impugnato
la delibera del Cipe n. 42 del 10 luglio 2017 (quella di approvazione
del progetto definitivo, pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 24
marzo), per Alessandra Zanini "le 309 prescrizioni in esso
contenute avrebbero dovuto imporre un integrazione della valutazione
di impatto ambientale".
La
giovane lamenta poi "l'assenza di una Vas (valutazione di
impatto ambientale strategica)” osservando che “il governo ha
tentato di ovviare a questa illegittimità avviando nel dicembre 2016
la Vas sull’allegato infrastrutture che conteneva anche la
Brescia-Verona, ma le Sovrintendenze l'hanno bocciata perché non
erano in grado di compiere una valutazione sugli effetti sui beni
culturali e architettonici, oltre che ambientale, in quanto i
progetti erano troppo indefiniti”.
Fiorenzo
Bertocchi invita a porre "l'attenzione sulla tempistica; una
serie di colpi di mano ha portato, a due giorni dalle elezioni
politiche, all'approvazione del progetto definitivo e subito dopo
alla firma del contratto in contemporanea con il giuramento del nuovo
governo". Pur giudicando "l'iter burocratico molto
avanzato", osserva che "le 309 prescrizioni sono destinate
a modificare radicalmente il progetto e il denaro stanziato coprirà
a malapena il costo di realizzazione delle due gallerie, quella di
Lonato e quella del Frassino".
E
proprio padre Giovanni Di Maria, rettore della Comunità della
Madonna del Frassino, a Peschiera, informa che i frati hanno ricevuto
una lettera del general contractor sulle due prescrizioni concernenti
il Santuario: "Ma il problema - dichiara il religioso - non sono
solo gli affreschi della facciata esterna. Il problema è molto più
grosso, per esempio c'è la viabilità: con cantieri aperti per
almeno sette anni come garantire l'afflusso di pellegrini al
santuario?".
Da
parte sua Roberto Saleri chiede che "alle dichiarazioni con le
quali alcuni politici di governo valutano la possibilità di
ridiscutere il progetto, bisogna dare seguito con atti
amministrativi". E rinnova un accorato appello al ministro dei
trasporti Danilo Toninelli per un urgente incontro chiarificatore.
Gianni
Oliosi, presidente del Consorzio del Parco delle colline moreniche,
sollecita a "rilanciare la proposta dell'alta velocità sulla
linea storica", mentre Giambattista Ruzzenenti, primo cittadino
di Medole, anche a nome di una ventina di sindaci dell'Alto Mantovano
esprime condivisione verso le azioni in corso per contrastare
l'opera.
Al
termine della serata Valentina Zanini comunica i contatti capillari,
comune per comune, della rete di consulenza per gli espropriandi e
per i frontisti interessati ad avvalersi di un collegio giuridico ad
hoc e a costruire presidi di resistenza sul territorio.
Prossimo
appuntamento del movimento No Tav, sempre a Lonato, per mercoledì 4
luglio.
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