mercoledì 22 febbraio 2017

Giuditta Spassini pubblica una raccolta di saggi sulla retorica del populismo

Da Calcinatello a Bologna Giuditta Spassini ha appena pubblicato in collaborazione con Bruno
Capaci il volume "Ad populum. Parlare alla pancia: retorica del populismo in Europa", che raccoglie una serie di autorevoli contributi sui più diversi uomini politici - da Renzi a Berlusconi, da Prodi a Grillo - inaugurando la collana "Retorica Argomentazione Linguistica" delle edizioni I libri di Emil (264 pagine, 18 euro). Di seguito Giuditta ci parla di questo libro.
Non credo che si possa stabilire la paternità di Ad populum in modo univoco, ma se devo trovarne l'anima ispiratrice non posso che pensare al professor Bruno Capaci. Era il settembre 2014 e mi ricordo il timore reverenziale con cui io e Luca Ferrero siamo entrati in quel primo seminario a porte chiuse, invitati dal nostro relatore di tesi, professor Capaci, settecentista e allora docente di Metrica e Retorica e Dialettologia all'Università di Bologna. Non capivamo bene la nostra posizione in queste videoconferenze seminariali, che si tenevano nel luogo simbolico dell'ex ufficio di Ezio Raimondi, in collegamento video con altri due dottorandi di Grenoble, Federica Greco e Francesco Bonelli, e con la comparatista e direttrice della rivista Enthymema Stefania Sini. L'elemento in comune che avevano i nostri studi era la retorica, e precisamente quella che nei manuali viene definita di genere “deliberativo”: in breve, la retorica politica. Luca Ferrero aveva la sua massiccia ricerca di tesi sui discorsi della crisi economica in Italia, io un capitolo di tesi sull'analisi retorica e argomentativa del blog di Beppe Grillo. La retorica, occorre fare una precisazione, è tutto ciò che riguarda il discorso: il suo contesto, il suo pubblico, ma anche il contenuto dell'orazione, con le figure retoriche, i picchi di voce dell'oratore, le pause, qualsiasi altro elemento che possa risultare ricorsivo e “già visto”, quindi costituire una categoria. L'argomentazione invece è quella parte della retorica che, come voleva Aristotele, si applica al “logos”, ovvero il contenuto, spogliato degli appelli alle emozioni (pathos), o alle richieste di fiducia personale (ethos), o qualsiasi altro elemento non prettamente razionale. È una definizione ovviamente larga, ed è legittimo pensare che qualsiasi analisi argomentativa di discorso politico celi una faziosità. Non è così solo se ci si attiene onestamente agli strumenti della logica argomentativa che una lunga tradizione ci ha consegnato.
Il progetto è proseguito e si  focalizzato su un fenomeno che fino a pochi anni fa sconcertava gli opinionisti politici di diversi colori: i cosiddetti “populismi”. 
Da quel primo video-seminario nasce una rete di collaborazioni. Comprendere l'attualità politica attraverso gli occhi della critica sembrava interessare molti esperti delle discipline più disparate. Nel 2015 si tiene a Bologna il seminario “Passioni e persuasione: l'insostenibile leggerezza del discorso politico in Europa”, che vede una partecipazione attiva e interessata della cittadinanza bolognese, studenti e docenti.
Quindi, mi viene chiesto dal comitato scientifico del volume Ad populum, che nel frattempo si era formato, di scrivere un capitolo continuando la mia ricerca sulle strategie comunicative dei blog, e sulla retorica scritta di Beppe Grillo. Poi, grazie all'interessamento di Fabrizio Podda, direttore editoriale de I Libri di Emil, il volume può inaugurare una collana, “retorica argomentazione linguistica”.
Il progetto è ambizioso, lungimirante e in continua evoluzione, come lo sono i suoi oggetti, l'attualità politica e la lingua. Gli strumenti per evitarci di incorrere negli argomenti “ad populum” li possediamo, consegnati ai manuali di logica e retorica. Non è che questo volume tenti solo di innalzare la sua voce critica in mezzo alle molte, di restituire autonomia di giudizio scremando il più possibile dal consenso che può sorgere di fronte ai discorsi “di pancia”. Diciamo, la retorica prevede e anzi gioisce del discorso di pancia. Ma, prima di tutto, lo riconosce.
Giuditta Spassini

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