lunedì 4 luglio 2016

Accoglienza dei profughi: una polemica sterile

È di questi giorni la notizia che la Lega Nord critica la scelta della Parrocchia di Calcinatello di accogliere quattro giovani profughi, che vanno ad aggiungersi ai quattro già accolti dallo scorso ottobre dalla Parrocchia di Calcinato.
In un comunicato il Carroccio chiede: “Perché il consiglio pastorale dà priorità a chi viene da migliaia di chilometri rispetto a chi (italiano o straniero che sia) già risiede a Calcinato? Perché le situazioni di povertà, di indigenza e gli sfratti che pure ci sono a Calcinato non sono sufficienti per giustificare un intervento come quello che si andrà a fare?”.
A noi risulta che le due parrocchie stanno ospitando questi ragazzi temporaneamente presso strutture di loro proprietà, con modalità conformi alle legge vigente in materia e su coordinamento della Caritas diocesana, organismo in contatto con la Prefettura (che segue l'emergenza profughi in provincia) e che si è assunto le incombenze correlate all'accoglienza, dagli aspetti giuridici, burocratici e igienico-sanitari alla fornitura di generi alimentari e allo svolgimento di lezioni di italiano durante la permanenza, in collaborazione con i nostri centri Mano Fraterna, gli stessi centri che quotidianamente si prodigano nell'aiuto a tutte le persone in difficoltà economiche che vi si rivolgono, senza alcuna distinzione.
Queste strutture attuano mirabilmente sul territorio la più scomoda delle opere di misericordia, il dovere dell'accoglienza dei forestieri, e inverano la celebre affermazione di don Lorenzo Milani: “Se voi avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall'altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri".
Giova poi ricordare che, secondo il protocollo che regola la loro dimora, gli otto giovani extracomunitari potranno rimanere qui da noi per il tempo necessario alla definizione del loro status da parte della magistratura, dai 18 ai 24 mesi.

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