martedì 29 dicembre 2015

L'aria malata e le vere cause: parla Cerani

Sull'edizione di domenica 27 dicembre di Bresciaoggi è stata dedicata una pagina intera all'emergenza inquinamento a Brescia, in particolare alle polveri fini, e tra gli altri si riporta un intervento del presidente dell'Arpa, il dottor Bruno Simini. Ebbene, può sembrare una battuta teatrale, invece l'autorevole rappresentante istituzionale invita a... limitare i fuochi d'artificio in occasione delle festività di fine anno per limitare il problema! Poi ritorna su un argomento caro a tanti amministratori locali: la colpa di tutto è l'uso che si fa dell'automobile, utilizzata per muoversi in ogni occasione, anche per piccoli spostamenti. Argomentazione non scientificamente fondata, e sicuramente molto discutibile localmente, con gli impianti industriali e commerciali presenti, e a fronte di un calo rilevante negli ultimi 10 anni delle emissioni dei veicoli grazie all'evoluzione tecnica. Lo stesso sostiene poi che grazie alle temperature miti il riscaldamento grava di meno per inquinamento a Brescia: Del Bono dovrebbe spiegargli che a Brescia per scelte di business c'è la cogenerazione, e la maggior parte degli edifici sono collegati ad impianti che bruciano carbone e rifiuti per 24 ore al giorno per 365 giorni l'anno. Purtroppo non bruciano metano, che emette poche polveri fini: bruciano carbone e rifiuti, questi ultimi contenenti tra l'altro «pulper» di cartiera, biomasse industriali, forti emettitori. Dimenticavo: l'Arpa rilascia sempre pareri favorevoli a tutte le centrali a biomasse sorte in questi anni sul territorio bresciano, che com'è noto si colloca in area critica o di risanamento. Come si fa a risanare l'aria se si aggiungono nuove combustioni? Mentre l'amministrazione del capoluogo multa i diesel degli extracomunitari, quei pochi in circolazione, unicamente per scopi commerciali abbiamo oltre una linea su tre dell'inceneritore più grande d'Italia che brucia rifiuti industriali, e le due tonnellate annue di polveri fini emesse dal sistema teleriscaldamento (A2A - Bilancio di sostenibilità territoriale, 2014) corrispondono a 2600 Diesel Euro 3 circolanti 24 ore su 24 in città. Poi restano le 400 tonnellate anno di ossidi di azoto emessi dalle centrali A2A a Brescia, che si trasformano quasi tutte in particolato fine secondario, soprattutto nella stagione calda. Il particolato fine secondario corrisponde all'incirca a oltre 400.000 autoveicoli Euro 3. Il rappresentante dell'Arpa segnala che le cose vanno migliorando: in 14 anni siamo scesi da 50 a 40 microgrammi per metro cubo medi annui; peccato che ci troviamo ancora su valori inaccettabili per la salute umana. In questi giorni ho ricevuto la pubblicazione sopra citata di A2A, dove il grafico delle emissioni di polveri fini e di NOx ha un andamento che somiglia molto al grafico dei giorni di supero riportato dal giornale: le centrali del sistema teleriscaldamento Brescia sono passate da 9 a 2 tonnellate anno di emissione di polveri fini nello stesso periodo. Analogo trend per gli ossidi di azoto: da 1400 tonnellate/anno (!) a 400 in 10 anni circa. Con i filtri a maniche sulla centrale a carbone e con filtri HD sull'inceneritore. Quando si vuole le soluzioni strutturali si trovano, ma a Brescia, anche per uno scandaloso conflitto di interessi, manca la parte più consistente, ossia la riduzione dei consumi alla fonte, con la coibentazione degli edifici a partire da quelli pubblici, e l'uso dell'energia solare. Una politica «per il bene comune» imporrebbe agli amministratori di usare almeno gli utili ricevuti dalla società controllata, per tali interventi. Peraltro è un obbligo, sancito dalla direttiva 2012/27/UE, quello di consentire anche ai meno abbienti l'accesso al risparmio energetico. Proviamo a immaginare come diventerebbe Brescia nel giro di pochi anni, e quali risorse si muoverebbero, e le ricadute occupazionali. Altro che le targhe alterne!
Massimo Cerani, Bresciaoggi, 29 dicembre 2015 

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