A 30 anni dalla nascita a Calcinato della gloriosa Lega di cultura "Arthur Rimbaud", pubblichiamo un omaggio al 'mago dalle suole di vento'.
"Voilà l'enfant terrible!
Voilà, là-bas!".
Charleville, ciarliera città
di provincia e di stracci
accolse il tuo splendore
tra le urla e gli sputi
del lavoro dei campi.
Da lontano ignorava
i sogni impazziti
di un fanciullo inquieto
che un mattino d'estate
se ne stava a poltrire
nel fienile paterno
tra le rape ed il grano.
Arthur, giovinetto ribelle,
come danzava il tuo cuore
nel sole delle Ardenne
solcate da vene sommesse
di azzurre e fresche acque
che battezzarono liete
i vagiti del tuo istinto!
Non ti ebbe per molto vicino
lo stanco e disumano livore
del contado ugonotto e crudele.
Quali magneti ti attrassero
a calpestare senza tregua
il millenario humus del nord
rosso di sangue medievale?
Quale chimera ti spinse
a lasciare l'austera figura
della possente madre Vitalie
che sola resse impavida
gli urti, le beffe e il clamore
di mille battaglie perdute
di moglie, di mamma e massaia?
Catapultato nel caos parigino
sudasti versi sacrosanti
sulle sbarre di Mazas.
Le lettere disegnate dai sassi
sulle barricate in rue Bligny
bruciavan come fuochi greci
nel tuo corpo imbizzarrito.
E non provasti pietà
per la sdolcinata verve
del malandato poeta
che inseguiva il tuo candore
per le vie di mezza Europa
con la voglia maledetta
di prenderti e di non darsi.
Tra bevute fatte a rate
riscaldando la tua gola
la sua angelica presenza
illuminava oscuri vicoli
con amori logorroici
e proiettili striscianti.
Arthur Rimbaud,
voce fioca nella notte
del tuo tragico calvario,
alla fine cedesti
risucchiato nel gorgo
squallido ed avido
dell'abbaglio del secolo.
Polvere e sangue,
armi ed amori
spossarono lenti
le tue gambe scontente
dello stanco vagare
in un mondo avvizzito.
A Marsiglia, città di bagasce,
fini in un cancro infernale
la tua fulgida stagione,
senza chiedere perdono
degli anni scommessi
della vita versata
del tuo genio ammuffito.
E la notte di novembre
si richiuse, stolta,
sugli errori dei tuoi anni,
sui bagliori inesperti
della tua travolgente
giovinezza insepolta.
flavio marcolini, 1991
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