martedì 2 novembre 2021

Ezzelina Chierico chiede al sindaco di Calcinato di sistemare i marciapiedi di via Gramsci

L’ultima battaglia di Ezzelina Chierico in paese è una petizione popolare per chiedere la sistemazione in pieno centro del “tratto di marciapiede che costeggia il Parco Più in via Gramsci, un pericolo per le persone (specialmente anziane) costrette a camminare in quel tratto di strada”.
La nostra combattiva compagna - insieme a una nutrita pattuglia di anziani cittadini - ha inviato l'istanza al sindaco Nicoletta Maestri, depositandola oggi in municipio.
I firmatari si dicono “del parere che i cittadini di Calcinato debbano essere trattati tutti allo stesso modo, non che per qualcuno si spendano soldi e non ci siano invece pochi spiccioli per asfaltare pochi metri di marciapiede”.
93 anni, Ezzelina è una donna energica e fiera che non ha mai smesso di interessarsi al bene della comunità. Alla vigilia del suo compleanno, ha accettato di ripercorrere il suo singolare itinerario esistenziale.
Figlia dell’ultimo capolega dei contadini prima del fascismo, il padre Giuseppe, perito agrario, era stato vicesindaco e fu poi chiamato a seguire le bonifiche a Maccarese (Rm) fino al ’33. “Là trovò lavoro anche per 60 compaesani: i soldi non mancavano, arrivavano dal regime” ricorda. “Tornammo a Calcinato perché i latifondisti di qui erano scesi a proporgli un incarico come fattore; lo svolse per qualche anno, poi ruppe col padrone per divergenze sull’organizzazione: lui, socialista, chiedeva maggiori investimenti e la riduzione dell’orario di lavoro dei braccianti, ma niente da fare”. 
“Nel ’39 - aggiunge - finimmo ad Aosta dove mio fratello dirigeva una impresa edile che costruiva l’Ospedale Mauriziano e il papà ne diventa il magazziniere”. 
Arriva la guerra ed Ezzelina è di nuovo in paese: “Mi sarebbe piaciuto studiare ragioneria, invece ho lavorato prima in filanda e poi come sarta”. 
Cresciuta fra le storie delle violenze subite dai genitori - “nel ’24 i fascisti tennero mio padre 10 giorni in un pagliaio a botte e olio di ricino perché non voleva consegnare la bandiera socialista e lo mollarono solo quando la mamma comprò un drappo rosso e lo diede a quella gentaglia ignorante” - nel ‘46 è fra le prime calcinatesi a iscriversi al Partito comunista: “ero addetta al tesseramento femminile e alla distribuzione della stampa”. 
Quattro anni dopo si sposta a Milano. “Trovai impiego nella sartoria di alta moda che c’era in Piazza Duomo sopra Galtrucco” racconta. “Ci rimasi fino al ‘55, quando sposai Gianfranco De Pedrini, impiegato in Rai, e continuai a confezionare abiti per la sartoria, ma da casa”. Dal matrimonio nasceranno le figlie Tiziana e Alessandra. 
Tornata con la famiglia nel ’70, partecipa come genitore ai primi organi collegiali a scuola, impegnandosi poi nella Commissione comunale dei servizi scolastici. “Conosco bene quel mondo: ho lavorato anche come economa alla scuola materna sperimentale di Calcinatello, prima come volontaria poi come dipendente”. 
Dall’80 al ’90 siede nel consiglio di amministrazione della Casa di Riposo. Alla fine degli anni ’70 è eletta segretaria del Pci locale e ne resta poi dirigente fino allo scioglimento nel ‘91. In seguito è a lungo capolega dello Spi-Cgil, sindacato che tuttora rappresenta nella Consulta degli Esperti in Casa di Riposo. 
“Per il resto leggo, lavoro a maglia, gioco a carte con le amiche, quando mi serve guido l’auto” conclude Ezzelina, con gli occhi brillanti della luce e degli ideali della sua giovinezza.

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