Roberto Saleri ha raccontato dell’arrivo della
grande opera a Brescia nei giorni scorsi “con il suo carico di disagi (traffico
stravolto per due anni in mezza città), devastazione (26 famiglie sfrattate,
numerose altre espropriate di giardini e murate dietro a pannelli di cemento di
6 metri d’altezza) e probabilmente malaffare (le ditte che la realizzano sono
le stesse degli scandali Expo e Mose)”, definendo la tav “un’opera inutile,
costosa e dannosa, dal momento che man mano che si costruisce il servizo di
trasporto pubblico locale viene lasciato a se stesso”. Oltre che costare due miliardi di euro, “la
tratta Brescia-Verona colpirà duramente i viticoltori, con danni per 14 milioni per la scomparsa di 250 ettari di
vigneti Lugana”.
Secondo Saleri “il progetto esecutivo sarà
pronto per la fine dell’anno prossimo e quindi la cantierizzazione partirà nel
2016”. Il giovane ha poi sottolineato “la necessità di costruire un
movimento popolare di opposizione,
andando a risignificare l’utilizzo del territorio del basso Garda, con il suo
distretto di economia solidale, esperienze di turismo responsabile, coltivazioni
agricole di pregio”.
“Al termine della vendemmia, ai primi di
ottobre – ha detto - incominceremo la mobilitazione sui luoghi del Lugana, con
una passeggiata nei territori colpiti e,
in particolare, fra i vigneti fra Desenzano e Lonato, incontrando gli operatori
vitivinicoli e le popolazioni che verranno espropriati dei terreni e abitazioni”.
Alessandra Zanini, una delle espropriate di
via Toscana, ha ripercorso con accenti commoventi la sua storia di cittadina che nel giro di un anno è
passata dalla lettura della notizia sulla stampa a vedere abbattuta la
palazzina in cui abiatva senza poter fare nulla, “a condizioni ridicole: 1500
euro al mq di indennizzo”. “Per evitare che questo accada di nuovo altrove – ha
dichiarato – occorre da subito mobilitarsi e informare i cittadini anche qui”.
Infine Marco Bendinelli ha inquadrato l’opera
nel contesto europeo, in cui “uno dopo l’altro i paesi stranieri stanno
fermando la realizzazione del Corridoio Mediterraneo, l’Italia è l’unica a occuparsene, fra l’altro con costi al km del triplo degli
altri Stati”. Ha poi prefigurato lo scenario per i prossimi anni nella zona: “cantieri,
traffico di camion, movimentazione terra, soprattutto per il doppio tunnel di 7
km a Lonato, in frazione campagna, dove la linea poi proseguirà fino a
Desenzano in trincea verso le colline moreniche del Lugana, con un paio di
viadotti e innumerevoli strade secondarie”.
Fra le proposte più significative emerse
dall’articolato dibattito, quella di “acquistare collettivamente terreni per
realizzarvi presidi permanenti di coscientizzazione delle persone” e la
preparazione di “due punti informativi in luoghi che si preannunciano caldi,
uno in località Campagna di Lonato e
l’altro nei pressi della Chiesa di Sant’Anna a Calcinato”.
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