L’estate 2011 sarà ricordata come un incubo dai lavoratori e dalle lavoratrici, dai cittadini e dalle cittadine a basso reddito, da chi vive del proprio lavoro e della propria pensione. Da chi non ha capitali all’estero, non ha patrimoni nascosti al fisco e non ha la possibilità di evadere le tasse. Governo, Banca Centrale Europea e Commissione Europea hanno deciso che il “pareggio di bilancio” lo debbano pagare i soliti noti. Opposizione parlamentare e sindacati complici hanno “protestato”, ma “responsabilmente” hanno evitato di sollecitare una risposta popolare alla macelleria sociale.
Si è cominciato a luglio, con una manovra economica da 80 miliardi in 3 anni: tagli alle detrazioni fiscali (in attesa di una fantomatica riforma fiscale), ovviamente a carico di chi presenta dichiarazioni dei redditi e paga le tasse; blocco della contrattazione per i lavoratori pubblici, con salari fermi fino al 2017; blocco delle assunzioni, con conseguente licenziamento dei precari e riduzione dei servizi offerti ai cittadini; riduzione dell’adeguamento all’inflazione delle pensioni oltre i 1400 euro lordi; adeguamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita: 3 mesi in più di lavoro ogni due anni, per arrivare a 70 anni nel 2050 (!); tagli indiscriminati a Regioni e Comuni, a carico poi dei cittadini.
Ma i “mercati”, bontà loro, non ne hanno avuto abbastanza…così il Governo ha concesso il bis con un Decreto di Ferragosto che è già in vigore, ma che ora passerà in Parlamento (dove potrebbe anche essere peggiorato: si parla di aumento dell’IVA e di ulteriori interventi sulle pensioni…). Si prevedono altri tagli a Ministeri, Regioni e Comuni da scaricare sui cittadini; altri interventi sulle pensioni: l’anticipazione dell’aumento dell’età pensionabile per le donne (raggiungerà quella degli uomini) e lo slittamento di un anno di quelle degli insegnanti e del personale scolastico; lo slittamento di due anni del TFR per i dipendenti pubblici e il rinvio (a rate) della loro tredicesima se gli enti dove lavorano non riusciranno a fare i tagli richiesti (come se questo fosse una colpa del singolo dipendente…); un contributo di solidarietà per chi dichiara più di 90 mila euro all’anno: misura che se “salva” i redditi medio-bassi, non colpisce chi le tasse non le paga e chi ha grandi patrimoni accumulati con l’evasione e l’elusione fiscale; incentivi a tutti gli enti statali, Comuni compresi, a privatizzare, liberalizzare e cedere quote di proprietà nelle aziende di servizi pubblici (trasporti, rifiuti, energia, ecc…): si svenderanno i “gioielli di famiglia”, si aumenteranno i carichi di lavoro per i dipendenti, si diminuiranno i loro stipendi, si peggioreranno i servizi…e tutto a favore di aziende private che faranno profitti sui bisogni dei cittadini. Naturalmente fregandosene bellamente dei Referendum del 13 giugno scorso…
Nella manovra, tanto per gradire, hanno poi infilato la possibilità per i contratti aziendali di derogare leggi e contratti nazionali su orari, salari e licenziamenti (e in tempo di crisi non saranno pochi a chiedere sacrifici ai lavoratori per “salvare” i posti di lavoro…): si mette in soffitta lo Statuto dei Lavoratori e si favoriscono i sindacati più complici e asserviti. Come se non bastasse, la norma è retroattiva: vengono così “sanati per legge” gli accordi voluti da Marchionne, CISL e UIL a Pomigliano e Mirafiori, per i quali si erano aperte numerose cause legali.
Contro tutto questo non è più rinviabile la risposta di lavoratrici e lavoratori, di precarie e precari, di pensionate e pensionati, di chi non ha creato la crisi ma deve pagarla. Quello che serve sono tagli veri ai “costi della politica” (per intenderci al finanziamento pubblico ai partiti); una patrimoniale che faccia pagare chi i capitali li ha; una vera lotta all’evasione fiscale; il blocco delle spese militari e la fine delle missioni “di guerra”; la cancellazione delle “grandi opere” (TAV e Ponte sullo Stretto).
E' indispensabile che tutti i sindacati che non sono complici e tutte le realtà sociali impegnate contro i privilegi e le ingiustizie PROCLAMINO UNITARIAMENTE uno SCIOPERO GENERALE e GENERALIZZATO; è indispensabile dare il via ad una MOBILITAZIONE FORTE E CONTINUATA NEL TEMPO che faccia finalmente comprendere a chi ci governa, in Italia e in Europa, che
DEVONO PAGARE I POLITICI, I BANCHIERI E I RICCHI
Unione Sindacale di Base
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