sabato 30 ottobre 2010

COSI', TANTO PER RICORDARE






Scende in campo
il ragazzo coccodè

Ecco il commento di Eugenio Scalfari su Repubblica

del 27 gennaio del 1994

IN REALTA' la decisione di Berlusconi di scendere nell'agone politico-elettorale non è neppure una notizia. Berlusconi è infatti in campo da sempre, da quando è nato come imprenditore perché se c' è stato in questo paese un uomo d' affari profondamente e direi radicalmente intrecciato con la politica con i partiti e con le correnti dei partiti, questo è stato lui. A cominciare con la costruzione di Milano 2, avvenuta con l'autorizzazione e la concessione delle autorità comunali, alla nascita delle emittenti televisive e al loro sviluppo, avvenuta con l'appropriazione selvaggia delle frequenze e con il catenaccio politico che impedì per dieci anni l'approvazione di qualsiasi disciplina legislativa, fino ad arrivare al decreto Craxi-Berlusconi che fece riaccendere i teleschermi oscurati dai giudici che seguivano i dettami della Corte costituzionale, la carriera di Berlusconi imprenditore non è stata altro che una ininterrotta sequela di atti politici e affaristici indissolubilmente legati tra loro.

Il partito di Berlusconi esiste dalla fine degli anni Settanta ed ha avuto una sua robusta rappresentanza parlamentare comprendendo i quattro quinti del partito craxiano, le correnti di Andreotti e di Forlani, i liberali di Altissimo, i socialdemocratici in blocco, buona parte dei missini e una larga fetta del gruppo dirigente repubblicano. Il perno di questo partito era il Caf (Craxi Andreotti Forlani) ante-litteram, che assunse poi un suo assetto istituzionale quando si trattò di far fuori De Mita, corpo estraneo nella palude centrista, che non era compatibile con lo sviluppo e il buon andamento degli affari del Cavaliere. Ma ci sono altri due aspetti politici molto importanti nella carriera imprenditoriale di Berlusconi. Il primo è la struttura "misteriosa" della proprietà del gruppo Fininvest, posseduta da 21 holding delle quali si ignorano i reali proprietari, nonché dalla proprietà di un quarto di "Tele+", nascosta dietro il paravento di una società anonima lussemburghese della quale non si riesce a capire chi siano gli azionisti.

Il tutto in barba alle leggi che prescrivono assoluta trasparenza per le imprese operanti nel settore della comunicazione e dell'informazione. Il secondo aspetto politico è il finanziamento del gruppo, fornito a piene mani per molte migliaia di miliardi da un ristretto giro di banche tra le quali primeggiano la Banca Nazionale del Lavoro, la Commerciale e il Monte dei Paschi.

BANCHE pubbliche, sotto la diretta influenza del Caf per tutto il periodo della grande ascesa berlusconiana ed ora ingessate dinanzi ai loro crediti in larga misura inesigibili a causa dell'enormità delle cifre raffrontate al fatturato e ai profitti (perdite) del gruppo Fininvest. Il libero mercato del quale ha fatto lo slogan della sua campagna elettorale, Silvio Berlusconi lo ha sempre interpretato come un mercato libero per lui e bloccato per gli altri. Fino a che l'ha voluto lui, il Parlamento è stato impedito dal legiferare in materia televisiva, quando gli è tornato comodo ha ottenuto una legge tagliata su misura per lui, ma ancora protestando perché quelle misure gli sembravano fin troppo strette.

Per ottemperare alle formalità ha venduto il "Giornale" al fratello. Per ottemperare ad altre analoghe formalità si appresta a lasciare la presidenza della Fininvest al suo "doppio" Fedele Confalonieri: il tutto senza che ci sia uno straccio di autorità politica, amministrativa, giudiziaria che faccia rispettare le leggi e tuteli la libera concorrenza e il mercato. Sicché l'alfiere del libero mercato è un signore che capeggia l'unico duopolio-monopolio che esista oggi nel nostro paese. Questo è Berlusconi, imprenditore liberal-democratico.

In nessun luogo del mondo esiste una concentrazione di quella potenza nel campo dei mezzi di comunicazione e in nessun luogo del mondo sarebbe neppure minimamente pensabile che un "tycoon" di quelle dimensioni decidesse di fondare un partito e di mettersene alla guida. Questo è un primato da Guinness che appartiene unicamente a noi. Possiamo a buon diritto esserne fieri. Silvio Berlusconi è dunque in politica e fa politica da almeno 15 anni. Ma negli ultimi tre mesi ha cominciato a farla in presa diretta e non più per interposte persone. Ha trasformato l'azienda in un partito, ha distaccato al reclutamento e alla propaganda politica centinaia di funzionari e impiegati dell'azienda, ha finanziato campagne pubblicitarie e politiche, ha affittato immobili, ha destinato spazi crescenti dei suoi palinsesti alle promozioni politiche.

Con quali denari? La domanda è pertinente in un paese dove tre quarti della vecchia nomenklatura è sotto processo per violazione delle norme sul finanziamento dei partiti. Allo stato dei fatti il gruppo Fininvest non ha profitti, come ampiamente dimostrano le analisi di Mediobanca. Non ha cash-flow perché quello che c' è serve interamente per pagare gli interessi sull'enorme mole dei debiti. Dunque la Fininvest sta finanziando la nascita del suo partito aumentando l'esposizione verso le banche.

Assistiamo cioè ad una situazione paradossale: nasce il partito di un monopolista, sistematico contravventore delle leggi esistenti, pur tagliate su misura per lui, finanziato con i soldi del sistema bancario, cioé dei depositanti italiani. Tutto ciò avviene sotto gli occhi compiaciuti di alcuni "tartufi" che fanno professione serale di liberal-democrazia. Potessero vedere dall'altro mondo l'indecenza di questo spettacolo, Luigi Einaudi, Benedetto Croce, Ernesto Rossi e Ugo La Malfa torcerebbero gli occhi inorriditi. Ma questo è il copione che quotidianamente va in scena da tre mesi e che da oggi andrà in scena a tutte le ore del giorno e della notte. Non è quindi una notizia la scesa in campo del Cavaliere.

Ricorda quel momento magico in cui Wanda Osiris, la "Wandissima", coperta di lustrini e piumazzi appariva in cima all'altissima scala costruita in palcoscenico da quel magnifico impresario che fu Remigio Paone e cominciava a scendere con quell'incedere per metà da regina e per metà da soubrette mentre la musica attaccava "Ti parlerò d' amor". Ecco: da ieri sera Silvio Berlusconi ha cominciato a scendere la sua scala come la "Wandissima", anche lui coi suoi lustrini e i suoi piumazzi. La notizia è tutta qui. Ha ragione Ernesto Galli della Loggia nel bell'articolo scritto ieri sul "Corriere": sembra un uomo di plastica e il partito che ha reclutato è un partito di "yuppies" clonati sulla sua dimensione e sul suo profilo. Non c' è nulla delle speranze, dei bisogni, dei tormenti, delle idealità e anche dei sogni che sono il tessuto della politica nobile. C' è l'automaticità dei luoghi comuni, l'ossessione semplificativa, la smania del decisionismo fine a se stesso, la febbrilità del "tutto e subito" e l'arroganza della forza. Il sodale più sodale di Bettino Craxi scende in campo direttamente, s' inebria dei sondaggi, si autocontempla sui video come Narciso, si erge in tutta la sua statura di Grande Fratello. E inalbera, proprio lui, il vessillo del polo della libertà. Che spettacolo, ragazzi. Sembra la notte di Natale.

Verrebbe spontaneo di intonare "Tu scendi dalle stelle..." con quel che segue, ma sarebbe un canto alquanto blasfemo. Assai più pertinente mi sembra la sigla di Renzo Arbore e delle ragazze Coccodé in "Indietro tutta": "Perché è così che si fanno i milioni/evviva le Televisioni/zum zum". Forza Italia, che anche questo ce lo manda la Provvidenza.


venerdì 29 ottobre 2010

DELLA TOPONOMASTICA





L'amministrazione comunale di Calcinato ha prestato grande attenzione ideologica (anche se vien da ridere ad usare questo termine accostato al tema in oggetto..) ad uno dei processi più atavici dell'artificializzazione del territorio e dell'appropiazione dei luoghi: il rito del darvi un nome, di modo che divengano, propri, riconoscibili, appartenenti e densi di significato.
Dimentichiamo Norbert Schultz per un attimo e torniamo a noi.

Non erano sufficienti via Indro Montanelli e via Oriana Fallaci (questo binomio di intellettuali destrorsi da chi potrà essere continuato?? Veneziani o Almirante?? ); a Calcinatello adesso c'è anche VIA SOLE DELLE ALPI.

Proponiamo per par condicio almeno una via Luna degli Appennini, anzi, via Mezza Luna dell'Atlante.

martedì 19 ottobre 2010

STOP ALL'ESENZIONE ICI PER LA CHIESA CATTOLICA




[da AP/La Presse]

L’esenzione dal pagamento dell’Ici non è l’unico dei benefici di cui gode in Italia la chiesa cattolica: c’è anche la qualifica di ente non commerciale a tutti gli enti ecclesiastici con conseguenti meno tasse pagate e il pagamento dimezzato dell’Ires.

Le istituzioni ecclesiastiche che agiscono nei settori sanitario e dell’istruzione e che sono riconducibili alla chiesa cattolica pagano infatti esattamente la metà di Ires. L’Unione Europea ha aperto a questo proposito una procedura di infrazione contro l’Italia ritenendo tutto questo un indebito aiuto di stato, quindi sostanzialmente pratiche anticoncorrenziali.

Anche gli enti turistici religiosi, tra cui molti alberghi di Roma, godono dell’esenzione totale dall’Ici e della tariffa Ires ridotta. Il risparmio calcolato dalla U.E. è di due miliardi di euro, cifra che permette una politica di prezzi certamente più agevolata rispetto ai i competitori che non godono del beneficio. La procedura di infrazione partirà a fine ottobre e avrà un’istruttoria di 18 mesi dopo la quale ci sarà una sentenza. Vedremo se l’Italia sarà o meno multata.


[ dal sito dell' UAAR ]


La recente indagine dell’Ue sui privilegi fiscali della Chiesa cattolica in Italia (Ultimissima del 12 ottobre) sembra aver spinto il governo ad eliminare dal 2014 parte delle esenzioni fiscali concesse.
In particolare l’Ici sarà di nuovo versata dalle strutture di enti ecclesiastici come alberghi, scuole, ospedali. Mentre rimarrà l’esenzione per i luoghi di culto, parrocchie, immobili utilizzati per servizi sociali convenzionati (mense, centri di assistenza e volontariato) ed aree extraterritoriali tutelate dai Patti Lateranensi (come il Vicariato, Castel Gandolfo, l’Università Lateranense). Secondo le stime, verrebbero così recuperati circa 1 miliardo di euro l’anno. In tempi brevi tornerebbero nelle casse dello stato circa 400 euro non versati dagli enti che oggi sono registrati. Quelli non registrati al fisco dovrebbero comunque pagare l’Imu (Imposta unica municipale).
La Commissione Europea indaga però anche sull’esenzione del 50% dell’Ires a favore degli enti ecclesiastici e sull’attribuzione dello status di enti “non commerciali” a quelli ecclesiastici, concesso dall’art. 149 del Tuir. L’Italia potrebbe comunque essere condannata a chiedere il recupero delle imposte non versate, con gli interessi.



che il prossimo passo sia anche la demolizione dei castelli legislativi della regione lombardia che consentono deroghe di qualsiasi tipo per le propiretà della chiesa...?

lunedì 18 ottobre 2010

Don Chisciotte, il prodigio Kozincev e il morire senza un motivo

di Enrico Grazioli

Federico Nietzsche era affiascinato da Don Chisciotte. Gregorio Kosintsev, bambino prodigio del cinema sovietico e poi miglior regista del realismo sociale, nel 1957 ne fece un capolavoro in terra di Crimea. Se i più conoscono Federico, Gregorio merita una nota biografica di stampo elogiativo.

Classe 1905, adolesce lavorò sui treni dell'Agit-Prop, spettacolo teatrale itinerante nella Russia post rivoluzionaria per insegnare agli analfabeti gli ideali rivoluzionari, per spiegare falce e martello. Era stato mandato dallo Stato in giro per l'Europa. A diciassette anni fondò la FEKS (Fabbrica dell'attore eccentrico) dando inizio ai primi spettacoli, amalgama di cabaret, circo e cinema, in gran parte improvvisati. La cosa arrivò anche su schermo con lettere danzanti. Negli anni Trenta il successo, nel dopo guerra la disgrazia e soltanto con il disgelo Kozincev potè tornare alla cineprese: diresse una trilogia dedicata a personaggi letterari. Don Quijote nel 1957, ambientato in Crimea. Due acute trasposizioni da Shakespeare: Amleto nel 1964, Re Lear 1971. Figlio del periodo futurista, ricordiamolo per le trasgressioni portatrici di freschezza. Lode a lui.

Federico in una nota scrisse: "Cervantes avrebbe potuto combattere l’inquisizione, ma preferiva fare apparire ridicole le sue vittime, cioè gli eretici ed idealisti di tutti i tipi". L’attacco di Cervantes al romanzo cavalleresco era la "più generale ironizzazione di tutte le aspirazioni più elevate". Federico vorrebbe però altra morte per il Don Quijote, desiderio inespresso. Don Chisciotte muore togliendosi la maschera indossata: "Rallegratevi con me, signori miei, perché io non sono più Don Chisciotte della Mancia, ma Alonso Chisciano, a cui gli esemplari costumi meritarono il nome di buono(...) Ormai mi sono odiose tutte le storie mondane della cavalleria errante". Sembra quasi paradossalmente che il personaggio di Cervantes non muoia di libera morte, ma che muoia troppo tardi. Don Quijote, quando va incontro alla morte, smentisce se stesso, nega le qualità e i caratteri della sua vita.

Federico prende così un poco le parti di Sancio, che disse: "Non muoia , signor padrone, non muoia. Accetti il mio consiglio, e viva molti anni, perché la maggior pazzia che possa fare un uomo in questa vita è quella di lasciarsi morir così senza un motivo, senza che nessuno lo ammazzi, sfinito dai dispiaceri e dall’avvilimento. Su, non faccia il pigro, si alzi da questo letto, e andiamocene in campagna vestiti da pastori come s’è fissato, e chi sa che dietro a qualche siepe non si trovi la signora Dulcinea disincantata, che sia una meraviglia a vedersi. Se Lei muore dal dispiacere d’essere vinto, la colpa la dia a me, dicendo che la scavalcarono perché io avevo sellato male Ronzinante..."


domenica 17 ottobre 2010

ASSEMBLEA DEL GRUPPO




martedì 26 ottobre presso la sala civica Morelli, in piazza Repubblica a Calcinato, alle 18.30

sabato 16 ottobre 2010

LA FINE IMMINENTE DELL'EVO CAPITALISTICO






Stamattina in macchina, alla rassegna stampa di radio popolare, sento che il corriere della sera (mai mi permetterei di acquistare una copia del giornale borghese filo governativo per antonomasia) ha preparato un dossier (anche qui: i giornalisti di destra e capitalistici preparano dossier, quelli democratici e progressisti fanno invece inchieste) sulle aziende italiane che migrano all’estero.

E i dati sono piuttosto interessanti: si legge che più di mille imprese (tessili, meccaniche, finanziarie) si sono trasferite in Svizzera, mentre già seicento hanno sede in Slovenia.

Quasi tutti questi imprenditori sono ex elettori della Lega Nord.

Già Maroni aveva svelato che in realtà la Lega è l’ultimo partito Leninista [ si veda a tal proposito questo articolo http://lineaindipendente.blogspot.com/2010/06/lenin-e-la-lega-lombarda.html ], ma questo trasferimento di capitali, persone e idee lo conferma. Finalmente anche il profondo nord industriale e terziario, quello delle fabbrichette e dei capannoncini, dopo quindici anni sotto copertura sta manifestando il suo incondizionato appoggio all’economia socialista.

Le mete non sono casuali, come si potrebbe pensare.

Qualche incorreggibile bocconiano potrebbe limitare la sua analisi ad un fatto di distanza (sono due paesi limitrofi ai confini italiani) . Perché allora non andare nella fascista carinzia o nelle valli della Savoia? O in Croazia, fra irredentisti ustascia e nuove destre emergenti?

Altri illusi reaganiani potrebbero invece additare i vantaggi fiscali e la detassazione a favore delle imprese italiane. Non si spiega allora perché non ci sia stata una corsa ai piedi del Monte Titano, che tra l’altro è vicinissimo a Rimini, dove si tiene ogni anno il meeting di Comunione e Liberazione.

La verità ve la sveliamo noi.

La Svizzera, dove nel 2007 è tornato alla luce il Partito Comunista che per anni è stato chiamato Partito del Lavoro, ha ospitato Lenin, a Zurigo, negli anni in cui affrontò il tema della rivoluzione bolscevica, che proprio qui trovò un’organizzazione.

La Slovenia invece sappiamo essere la terra natìa del Maresciallo Tito, grande capo dell’esperimento Panslavista della Jugoslavia, e fautore della più grande rivoluzione popolar partigiana al nazifascismo.

E’ evidente che il mondo finanziario ed industriale del nord italia ha deciso di smascherarsi e farsi avanguardia di una futura rivoluzione imminente.


Il liberismo, compagni, ha i giorni contati

lunedì 11 ottobre 2010

COMITATO DI VIA CARLO ALBERTO




Giovedì 14 ottobre alle ore 20.30 nella sala consiliare di via Carlo Alberto a Calcinato il sindaco Marika Legati incontrerà i cittadini residenti nelle vie Carlo Alberto, Pellico, Michelangelo, Verdi, Vantini e limitrofe “per discutere i problemi relativi alla situazione di forte disagio vissuta dal quartiere” come scrivono in un comunicato gli organizzatori.

Il primo cittadino nei giorni scorsi ha ricevuto – unitamente al comandante della locale stazione dei carabinieri – una petizione sottoscritta da una novantina di abitanti della zona che segnalava nei weekend “il preoccupante perdurare degli effetti di elevato inquinamento acustico causato dagli schiamazzi di giovani; il degrado igienico-ambientale in cui versano le vie suddette e dintorni, prodotto dalle folle di giovani che sovente stazionano per ore (il più delle volte sino all'alba) nei pressi delle abitazioni con evidenti disagi per i residenti; il reiterato verificarsi di episodi di delinquenza e microcriminalità (risse, furti, aggressioni, danneggiamenti, atti vandalici, ecc); la più che comprensibile preoccupazione rispetto a situazioni a dir poco inaccettabili, quali l'abuso di alcolici, supercolici e sostanze stupefacenti in prossimità delle finestre e delle porte delle proprie case e il palese livello di rischio che la situazione presenta”.

L’obiettivo dei cittadini che si stanno organizzando spontaneamente per far fronte alla situazione è “conoscere quali provvedimenti l' amministrazione comunale, di concerto e in collaborazione le forze dell'ordine, intenda assumere per evitare il ripetersi dei numerosi episodi incresciosi facilmente documentabili e garantire sicurezza e tranquillità agli abitanti”.

lunedì 4 ottobre 2010

COMUNICATO LISTA CALCINATO MIGLIORE




Calcinato, 17.09.2010

E’ convocato per il giorno 07/10/2010 alle ore 20,45 presso la sede di Via XX Settembre un incontro della lista Calcinato Migliore e tutti i commissari da essa indicati con il seguente ordine del giorno:

1 : Commissioni assessorili e di gestione:

Linea politica comune

Informativa dai commissari sul funzionamento delle Commissioni

2 : Riferimento ai Consiglieri per competenze di settore.

3 : Varie ed eventuali

E’ importante la partecipazione di tutti commissari visti gli argomenti all’ordine del giorno che li riguardano e per una proficua programmazione politica.


Il Capogruppo Consigliare

William Spassini


Il Coordinatore

Antonio Guarisco